LA SINISTRA CHE NON VUOLE LIMITARE LA DISCUSSIONE E LA RICERCA STORICA…E SOPRATUTTO I FONDI

Il consiglio regionale del Veneto ha approvato una mozione, presentata dal Gruppo Consigliare di Fratelli d’Italia, che blocca i finanziamenti alle associazioni che promuovono idee negazioniste nei confronti del dramma delle Foibe.
La sinistra, probabilmente sentitasi chiamata in causa per la pioggia di soldi che l’ANPI ogni anno riceve, si è opposta argomentando che: “non si può limitare la possibilità di discussione e di ricerca storica”.
Sono d’accordo con i compagni: “non si può limitare la discussione e la ricerca storica”, infatti non si dovrebbe permettere che qualcuno (i soliti noti!), cerchi di impedire lo svolgimento di convegni o di incontri culturali, solo perché raccontano i fatti del passato, in modo diverso dalla vulgata resistenziale (pensiamo alla ricerca storica di Renzo De Felice e di molti altri studiosi invisi alla sinistra).
Non si dovrebbe più tollerare, che una parte politica (sempre la solita!), impedisca la presentazione di libri che narrano i crimini commessi dai partigiani o dai “liberatori” (ricordiamo il lavoro storico di Giorgio Pisanò e le opere del compagno Pansa).
Non si dovrebbe più accettare che degli individui (sempre gli stessi!), impediscano l’apertura di una libreria, perché offre opere di estrazione culturale diversa da quella dei soloni della sinistra italiana.
Se “non si può limitare la possibilità di discussione e di ricerca storica”, questo deve valere per tutti!
Del resto, non ci sarebbe bisogno di una mozione per capire che le amministrazioni di centrodestra dovrebbero smetterla di finanziare l’ANPI e non perché nega le Foibe (“non si può limitare la possibilità di discussione e di ricerca storica”), ma perché usa i soldi che riceve per fare attività politica, proprio contro quelle amministrazioni di centrodestra che la stanno finanziando!
E soprattutto perché l’ANPI, spesso, tenta di impedire ad altre associazioni storiche o culturali, l’organizzazione di convegni o la presentazione di libri poco graditi ai “nuovi partigiani” (ma come? Non avevate detto che: “non si può limitare la possibilità di discussione e di ricerca storica”!?).
Del resto, sappiamo che già negli anni successivi al secondo conflitto bellico, molti di coloro che si ammantavano del titolo di “partigiano”, poco avevano a che fare con la “resistenza”, ma avevano più familiarità con il “salto sul carro del vincitore” (non vi arrabbiate: “non si può limitare la possibilità di discussione e di ricerca storica”!).
Figuriamoci adesso che per ragioni anagrafiche i partigiani hanno lasciato la vita terrena ed hanno passato il testimone ai “nuovi partigiani”, paladini del politicamente corretto, e della cultura arcobaleno e LGBT che, temo abbiano poco a che vedere con i vecchi partigiani, fedeli a quel Partito Comunista Italiano, che espelleva Pasolini in quanto omosessuale!
La Destra, dove amministra, cerchi di finanziare le associazioni vicine alla propria tradizione politica, a presentare iniziative alternative al livellamento culturale dominante e non abbia paura degli attacchi che ne seguiranno (sempre da parte dei soliti!), ma reagisca senza timore contro chi vuole monopolizzare ogni aspetto della discussione storica, culturale e politica del paese!

Tommaso Soldà
Progetto Nazionale Vicenza