“ANTIFASCISMO” 2024

“Er nemico”

Un Cane Lupo, ch’era stato messo de guardia a li cancelli d’una villa,tutta la notte stava a fa’ bubbù.

Perfino se la strada era tranquilla e nun passava un’anima: lo stesso! nu’ la finiva più!

Una Cagnola d’un villino accostò eje chiese: “Ma perché sveji la gentee dài l’allarme quanno nun c’è gnente?”

Dice: “Lo faccio pe’ nun perde er posto. Der resto, cara mia, spesso er nemmico è l’ombra che se crea pe’ conservà un’idea: nun c’è mica bisogno che ce sia.

Trilussa

Basterebbe probabilmente questa poesia del 1919 per fotografare quello che è oggi – ma non da oggi – l’antifascismo: una sorta di instrumentum regni, che garantisce prebende, regalie, riconoscimenti prestigiosi, impunità, posti di potere e sottopotere.

La parola buona per tutte le stagioni, il collante magico per la sinistra, quando comincia a mancare la terra sotto i piedi, quando calano i consensi, quando scandali e cronache giudiziarie intaccano “la questione morale”.

Ma c’è un ma. L’antifascismo abbracciato (almeno formalmente) urbi et orbi, è anche quel fenomeno politico capace di impedire pacificazioni, negare dignità altrui, generare odio e violenza.

Ce lo dimostra, puntualmente e plasticamente ogni vigilia del 25 aprile, la “festa comandata” dell’antifascismo in Italia, con tutto il contorno di polemiche e teatrini.

Il 25 aprile antifascista non è sufficientemente inclusivo, è sostanzialmente divisivo, un po’ come il nome di Elly Schlein accostato al simbolo del PD per le europee.

Una cifra distintiva della destra è sempre stata (o dovrebbe essere) il coraggio. Ebbene, l’antifascismo in assenza di fascismo è un condensato di ipocrisia, opportunismo, servilismo e soprattutto vigliaccheria, vigliaccheria della sua prassi, delle sue applicazioni pratiche.

Del “caso Scurati”, prontamente cavalcato e distorto dalla sinistra (quella stessa sinistra del chiagni e fotti che di lottizzazioni, anche della televisione pubblica, è campata sino ad oggi), crediamo che probabilmente il Primo Ministro Giorgia Meloni avrebbe fatto volentieri a meno, soprattutto con l’approssimarsi del voto europeo; ma tant’è, la stessa leader di FdI lo ha in parte disinnescato prontamente ed intelligentemente. Altri esponenti del partito maggioritario oggi in Italia, hanno saputo controbattere ai deliri autoreferenziali dei soliti maestri di propaganda e menzogna.

È un segnale positivo il manifestarsi di qualcuno che non piega la testa davanti ai conformismi, ai ricatti e alle logiche dell’avversario politico, anche con una dialettica politica magari non completamente condivisibile, ma è comunque stimabile.