La gestione dell’emergenza Covid si è sviluppata a livello mondiale secondo una logica comune unitaria e totalitaria nello stesso tempo, senza particolari differenze a livello di nazione e/o continente.
In tutto il mondo in un processo uniforme si è quindi realizzata quella che, estremizzando e semplificando il concetto, per i tratti totalitari e totalizzanti potremmo definire una sorta di “DITTATURA SANITARIA” (ne scrive più approfonditamente Gabriele Adinolfi nel suo ultimo documento politico “ANTICORPI! Covid reset”), capace di sorprendere i più, per modalità di applicazione ed informazione.
Si è attuato un martellamento incessante, quasi fosse una radiocronaca, minuto per minuto, di un susseguirsi di notizie in tutte le nazioni (e senza particolari differenze) focalizzate ad enfatizzare i numeri di quello che resta, comunque lo si voglia chiamare, un virus della famiglia di un’influenza.
L’obiettivo dei media? Convincere le persone a discutere sulla natura, l’origine e la composizione del virus, poiché così facendo si va a rafforzare la convinzione dell’estrema pericolosità del virus stesso.
Quindi grazie al supporto unificato ed uniforme dei “media” si è volutamente instillato nelle menti delle masse un processo di percezione di una pestilenza che in ogni dove non smette di propagarsi e moltiplicarsi, in grado di partire da territori distanti migliaia di chilometri, fino ad arrivare nell’orticello del singolo individuo. Proprio per questo non ha senso quindi limitarsi ad un ragionamento che coinvolge solo l’Italia, ma è necessario capire che il disegno è globale.
Ma se proprio vogliamo ragionare all’interno dei confini nazionali, non possiamo scordare lo smantellamento dell’apparato sanitario, iniziato sostanzialmente a fine anni ’60 ma con particolare incidenza negli anni ‘80 (tema trattato nel nr.39 del periodico di Progetto Nazionale, “La Scintilla”), e che piano piano ha ridotto le strutture della sanità pubblica in favore di quella privata, contribuendo quindi a rendere più grave la situazione in Italia, rispetto ad altri paesi europei.
Alcuni numeri significativi:
– 23° posto su 27 come rapporto numero cittadini/posti letto (in Europa);
– rapporto infermieri/numero di abitanti: Italia 2,1, Francia 10,8, Germania 12,9.
Volendo poi evidenziare altre “eccellenze nazionali”, si consideri la mortalità covid (per? con?) per milione di abitanti (dati ufficiali OMS), dove l’Italia veleggia ai primi posti mondiali; oppure alla bozza di ripartizione dei capitoli di spesa del Recovery Plan (https://www.ilsole24ore.com/art/recovery-plan-rivoluzione-verde-mobililita-famiglie-ecco-misure-piano-196-miliardi-ADWzz26), dove la voce “Salute” viene addirittura dopo la voce “Parità di genere, coesione sociale e territoriale”…Il virtuoso “modello Italya”, c’è di che andar orgogliosi!
Ma lasciamo le miserie tutte nostrane…
Nella gestione del Covid, volutamente, dall’alto, si è enfatizzata al massimo l’attenzione su quest’ultimo, tralasciando e mettendo in secondo piano altre malattie, come ad esempio tumori o malattie cardiache, provocando non poche morti causate da estenuanti attese, perché la priorità era e doveva assolutamente essere quella appunto del Covid.
Si è quindi realizzato un impoverimento morale e piscologico di intere masse di persone, che in balìa dei media e di mancanza di ideali, si sono subito immedesimate in un appoggio conscio ed inconscio a tutta questa operazione. Una massa di lobotomizzati, in attesa di essere “liberati” da chissà chi o chissà cosa, nel frattempo pronti ad annuire a tutte le misure speciali che i governanti vanno ad imporre, fregandosene della correttezza delle modalità giuridiche operative, senza preoccuparsi di “futuri ricorsi”, tanto quello che importa è attuare adesso la strategia calata dall’alto.
Rimanendo in casa, pur “colpiti” da misure alquanto discutibili sia per forma che per sostanza, l’italiano medio ha comunque applicato le misure e a parte qualche piccolo sussulto, continua tuttora ad applicarle facendo prevalere la logica del gregge terrorizzato che si affida ad una classe politica, tra le più “squallide” nella storia.
Una oligarchia dominante e compatta, senza distinzioni geografiche, ha imposto un nuovo paradigma a discapito delle libertà personali verso un futuro “condizionato” all’interno di una “nuova normalità” con la tanto auspicata globalizzazione, che trova terreno fertile nel gregge terrorizzato di persone senza spirito critico.
Grazie all’appoggio dell’OMS i burattinai che tirano le fila nel mondo sono stati in grado di implementare al meglio le più sofisticate tecniche di ingegneria sociale: lo scenario della “Global Governance” le ha imposte in agenda, in abbinata ad un adeguamento economico, sempre più focalizzato sui colossi finanziari e sulla Green Economy, a discapito dell’economia reale fatta dalle piccole e medie organizzazioni.
Uomo oggetto della strapotenza della tecnica, dell’algoritmo, degli aspetti meccanicistici e laboratoriali, esistenze asettiche…Martin Heidegger a suo tempo scrisse «Ora il mondo appare come un oggetto a cui il pensiero calcolante sferra i suoi assalti, ai quali si ritiene nulla è più in grado di opporsi. La potenza della tecnica che dappertutto, ora dopo ora, in una forma d’impegno qualsiasi incalza, trascina, avvince l’uomo d’oggi. Questa potenza è cresciuta a dismisura ed oltrepassa di gran lunga la nostra volontà, la nostra capacità di decisione, perché non è da noi che procede».
Crediamo di vedere, ma non vediamo. Crediamo di essere un nome, ma siamo solo un numero. Crediamo di autodeterminarci, ma siamo solo i destinatari delle decisioni che ci vengono calate dall’alto. Tornare a “vedere” è la vera sfida per la nostra generazione.
Francesco Pandiscia