La notte del 12 dicembre 1980, veniva assassinato un giovane leader politico di Madrid.
Il 28enne Juan Ignacio González Ramírez venne raggiunto da tre colpi d’arma da fuoco, esplosi con tecnica da professionisti: il primo colpo al petto, i successivi due alla testa.
Tutti i telegiornali dell’epoca intitolarono la notizia: “Leader di estrema destra assassinato a Madrid”.
Da lì sono susseguiti i tentativi per confondere l’opinione pubblica.
Nei telegiornali s’insinuò che il crimine poteva essere “uno scontro tra fazioni fasciste”, un “regolamento dei conti”; la Polizia li assecondò: “nessuna ipotesi è esclusa”.
Il GRAPO (Grupo Revolucionario Antifascista Primero October), organizzazione terroristica marxista molto attiva in quegli anni, asserì in un comunicato la sua estraneità al delitto.
40 anni dopo, l’omicidio rimane irrisolto.
Forse non sono state poste le domande giuste per individuare gli autori.
In primo luogo: Juan Ignacio non è stato ucciso perché era giovane o perché era di Madrid. Perché era alto o basso, biondo o scuro, ricco o povero, grasso o magro … Juan Ignacio González Ramírez è stato assassinato per essere un falangista e leader di un’organizzazione giovanile, diciamo bellicoso e irascibile.
La domanda giusta non è tanto chi l’ha ucciso, quanto perché è stato ucciso.
Questa domanda è fondamentale: se sappiamo dove è stato tramato l’omicidio, ergo la paternità intellettuale, ne troveremo anche gli autori materiali.
Il “perché” avrebbe dovuto essere il fulcro delle indagini. Se fosse stata una “questione tra fascisti” la Polizia l’avrebbe risolta in 24 ore.
Non ci vuole molto per immaginare i titoli …
Non fu neppure l’estrema sinistra. Chi poteva essere così interessato allora alla scomparsa fisica del giovane leader?
E dico bene: scomparsa fisica. Perché non bastava “toglierlo di mezzo” con un’accusa più o meno inventata e una condanna al carcere. No, dovevano “toglierlo di mezzo”.
Perché mai?
Poche settimane dopo l’assassinio, i baffi più famosi di Spagna, alla testa di un distaccamento della Guardia Civil, avrebbe preso d’assalto il Congresso nel bel mezzo della sessione di investitura, prendendo in ostaggio i deputati e annunciando l’imminente presenza di una “autorità militare”.
In attesa e in preparazione di questo golpe, destinato a non riuscire per l’intervento del re, c’era una trama sofisticata che tendeva a salvaguardare le istituzioni del cambiamento. Dal 1977, esistevano degli apparati civili che facevano tutti i lavori sporchi a quello scopo. Tutti.
Progetto Nazionale