AMBIENTALISTI BLA BLA BLA!

Da molti mesi gli ambientalisti da baraccone, i più esasperati, ma rigorosamente politicamente correttissimi, sono in letargo, messi probabilmente all’angolo dal realismo e dal drammatico incalzare storico dalla guerra in Ucraina.
Tempo fa sarebbe bastata una semplice dichiarazione circa l’utilizzo di energia prodotta dai classici sistemi che utilizzano il fossile per vedere il popolume green balzare dalle sedie ed agitarsi, starnazzando nelle piazze telegeniche.
Tutto il famoso bla bla bla mainstream della giovane svedese Greta, strumentalizzata ed eterodiretta, messo prontamente – ma temporaneamente – nel cassetto in attesa di tempi migliori.
La crisi internazionale scoppiata ben prima della guerra in Ucraina non ha smosso di un millimetro i cosiddetti ambientalisti, forse troppo presi ad organizzare il proprio orticello domestico alternativo in previsione della primavera.
Il ritorno al carbone come fonte di energia (comunque ampiamente insufficiente al fabbisogno nazionale) non ha registrato alcuna protesta di rilievo. L’aumento dei prezzi energetici, e conseguentemente di quelli alimentari, ci porta ad una riflessione che da due decenni continuiamo a ribadire in merito all’assenza di un benché minimo straccio di programma energetico nazionale.
Qualche mese fa anche Matteo Salvini, che sta nel Governo, in un desueto momento di lucidità politica ha parlato di ricorso al nucleare civile. Qualche superficiale considerazione abbozzata ad uso mediatico, senza però il seguito di alcun serio dibattito tecnico-scientifico, tanto che la cosa si è immediatamente spenta.
A rischio compromissione oggi le forniture di gas dalla Russia (anche) a causa delle sanzioni, sembra non restarci che l’acquistare il gas dall’Algeria (dove paradossalmente torna in gioco l’azionista russa Gazprom) e quello in forma liquida dagli USA, bramosi di rifornirci a prezzi quasi raddoppiati. Va qui ricordato che il metodo di estrazione utilizzato dagli USA, la Fratturazione idraulica (Fracking), è tra le azioni più devastanti sotto il profilo ambientale, tanto che l’UE non l’ha mai considerata come attuabile.
Religioso silenzio anche su questo fronte da parte del qualunquismo verde e dell’ambientalismo di sinistra.
Gli interventi del Governo sugli stanziamenti per contenere gli aumenti rimangono meri palliativi, strumenti tampone che peraltro avranno breve durata.
L’industria è allo stremo e le famiglie insolventi grazie a politiche nazionali inadeguate ed estere inesistenti.
La scusa della crisi causa guerra in Ucraina non è giustificabile, non regge: dovremmo riavvolgere il nastro degli avvenimenti internazionali fino all’aggressione militare in Libia nel 2011, con il masochistico ed assurdo contributo italiano. Quella guerra ci portò a perdere il prezzo privilegiato di acquisto del petrolio libico, considerato tra i migliori in assoluto. Con la morte di Gheddafi gli accordi bilaterali con la Libia sono decaduti, tanto é che, come sovraccarico, il flusso di immigrati da quelle coste è riesploso in un battibaleno.
L’Italia torna a soffrire anche sotto il profilo alimentare. Si apre la stagione del mais e del grano, sempre offerto tutt’altro che a buon mercato, dagli USA, e ovviamente certificato Ogm. I pastifici che stampavano sui pacchi di pasta il «100% grano italiano» ora sono a rischio per la mancata importazione di grano dall’Ucraina (sic!). Solita pubblicità ingannevole. E anche qui, il codazzo protestatario dei poveri gretini non pervenuto.
Torneremo pure al ricorso dell’olio di palma e a tutto ciò che sino a qualche tempo fa non era minimamente tollerato nell’area ambientalista. Occorre restare politicamente corretti!
Augurandoci che il conflitto in Ucraina cessi al più presto, siamo certi che non cesseranno aumenti e speculazioni, tra l’arroganza del banchiere Draghi e i bla bla bla della ricca biondina svedese e dei verdastri nostrani.

Piero Puschiavo