ESTRATTO DELLA SESSIONE “LAVORO E IMPRESA” ALL’ASSEMBLEA GENERALE

LAVORO E IMPRESA: Nel contesto dell’Assemblea Generale 2024 di Progetto Nazionale, incentrata sul tema “Patria e lavoro”, la prima tavola rotonda affronta lo scenario del mondo del lavoro e delle imprese, cercando di analizzare le problematiche e le difficoltà, con l’impegno e l’ambizione di indicare vie d’uscita, proposte e risoluzioni in uno scenario sempre più arduo.
Già nell’introduzione e presentazione, il moderatore Manuel Negri, responsabile della linea politica dell’Associazione, punta ad evidenziare la differenza tra ‘l’economia reale e produttiva e quella finanziaria e speculativa’, quando quest’ultima impera in un sistema globalista sempre più caratterizzato da un frenetico iperliberismo; senza dimenticare di ‘rivendicare il primato della politica sull’economia’.
Il parterre è rappresentato dal mondo imprenditoriale, politico e sindacale, a partire dall’ing. Gianni Rossi di Progetto Nazionale, dall’imprenditrice del comparto agricolo Katy Stoppato, da Gianluca Passera dirigente del sindacato UGL e dall’on. Sergio Berlato, deputato italiano al parlamento europeo di Fratelli d’Italia.
Il compito di aprire il dibattito spetta all’ing. Rossi che, in qualità di dirigente di PN, ricopre gli onori di casa, puntando il dito sull’asfissiante burocrazia cui sono sottoposte le nostre imprese ed evidenziando quanto sia necessario semplificare gli apparati burocratici; auspicando ‘per cittadini ed imprese di poter agire con semplicità e rapidità nello svolgimento delle loro attività’.
Nel merito vengono anche attaccate le ripetute e vincolanti normative europee che, oltre alle già molteplici imposizioni nazionali, spesso e volentieri calate da Bruxelles, sembrano volutamente pianificate al fine di rendere sempre più difficile l’operato delle nostre Piccole e medie imprese per favorire la grande distribuzione e le Imprese Multinazionali.
Il tessuto economico produttivo rappresentato da artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, sembrano non interessare allo Stato in quanto non producendo grandi numeri non risultano meritori di attenzione per gli apparati comunitari, pur rappresentando l’ossatura dell’economia nazionale, il valore aggiunto, la specificità del territorio ed il collante del tessuto sociale.
Invece ‘le regole – conclude Rossi – le leggi e le politiche vengono sistematicamente create ad hoc per la finanza, per le macro-imprese con sede nei paradisi fiscali e per le Multinazionali’.
In scia l’imprenditrice Katy Stoppato, del comparto agricolo, altro settore vessato e martoriato che ha provato ad alzare la voce e rivendicare le proprie istanze nelle recenti proteste di piazza scaturite non solo sul territorio nazionale, ma in giro per l’intera Europa, puntando il dito, e non solo, contro i dettami imposti da Bruxelles.
‘Mancato riconoscimento del costo di produzione annuo, aumento dei costi fissi di gestione e produzione, politiche comunitarie sempre più dannose e lontane dagli agricoltori quanto vicine agli interessi della grande distribuzione, a scapito della qualità del prodotto e della tutela dei territori’ queste le accuse della Stoppato, unitamente all’inezia della politica che, spesso e volentieri, finge di ascoltare solamente le associazioni di categoria principali, probabilmente in quanto collettori di consensi elettorali, tralasciando il grosso dei piccoli e medi imprenditori agricoli che non solo non sono rappresentati ma che non riscontrano tutele e provvedimenti volti a salvaguardare le loro realtà, destinate, o volutamente indirizzate, a dover fallire, chiudere volontariamente, rinunciando al passaggio generazionale di attività che negli anni hanno visto, grazie al sacrificio dei loro fondatori, investire i sacrifici di una vita.
Anche per il lavoro e per l’occupazione si è raggiunta la consapevolezza di un mondo che è cambiato e che, per poter restituire dignità al ‘lavoro’ stesso, guarda caso, ci si è accorti che si deve ri-tornare a soluzioni indicateci dal passato.
Innanzi all’assioma di matrice comunista, supportato negli anni dalla CGIL, ribattiamo che ‘tra capitale e lavoro non solo non deve esserci scontro, bensì suprema sintesi’; Gianluca Passera, rispolvera il concetto della Partecipazione dei lavoratori ripreso a cuore dal sindacato UGL da lui rappresentato.
“Lavoro è partecipazione” lo slogan attuale di un sindacato che ritiene la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese una battaglia prioritaria; che deve necessariamente passare attraverso la strategia di “alleggerire il mondo del lavoro dalla forte pressione fiscale, avvicinare la domanda e l’offerta di lavoro, incoraggiare la formazione, anche delle nuove generazioni, e rafforzare la tutela dei diritti dei lavoratori”.
Mirando all’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, auspicando “ ad arrivare ad una promulgazione della legge attraverso una proposta che prevede una partecipazione all’azionariato, al Consiglio di amministrazione, fino alla divisione degli utili che devono in parte remunerare il capitale, ma in parte devono remunerare il lavoro.”
L’arduo compito delle conclusioni spetta alla politica, una politica rea delle sue colpe e di un certo lassismo, ma che, come qui rappresentata, a volte viene incarnata da chi ancora crede nel primato della politica sull’economia, da chi si batte per gli interessi del suo Paese e da chi lo rappresenta, imprese e lavoratori in primis.
Così l’onorevole Sergio Berlato ci illustra le storture che vengono adottate dalle politiche comunitarie e, come sopra accennato, ci conferma il disegno di snaturare una economia strutturata da piccole e medie imprese come quella italiana, a favore delle Imprese Multinazionali, ma soprattutto di reprimere e mortificare la specificità, la promozione e valorizzazione del territorio, la qualità dei prodotti, a favore della grande distribuzione, dell’omologazione della produzione e della standardizzazione dei consumi.
Battaglie di tutela della nostra produzione, stimolate dall’imprenditrice Katy Stoppato, in particolar modo sul tema dell’agricoltura che, spiega Berlato, vengono spesso a scontrarsi con mille difficoltà in quanto provenienti da dettami intrapresi non tanto in sede di Parlamento europeo, bensì all’interno delle Commissioni, che nessuno ha eletto, nessuno ha scelto e nessuno tantomeno conosce se non i grandi gruppi di potere economici e finanziari che hanno cooptato questi tecnocrati, dal tandem Timmerman-Von der Leyen a scendere.
Sempre più in pochi sono quelli che non si allineano, sempre meno “le voci fuori dal coro” cui però potremo rimpinguare le fila l’8 e 9 giugno sostenendo chi ancora crede alla politica quale mezzo per giungere alla “Verità e la Giustizia sociale”.