STRADE D’EUROPA

Comunicazioni e interscambi nel futuro italiano e dell’Unione Europea. Avvicinare i popoli tra loro e all’idea di Europa.

Ringrazio per l’invito a nome mio e di Progetto Nazionale partendo dalla ferma convinzione di poter dire che ancora non è tutto finito.

Stiamo attraversando un momento estremamente delicato e per questo motivo, oggi più che mai, occorrono punti fermi ed idee chiare, per progettare, identificare e costruire un’Europa vera, un’Europa nuova, un’Europa diversa; perché “l’Europa è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai burocrati di Bruxelles”.

Chi oggi sta a Roma molto probabilmente, e crediamo alla buona fede, non ha ben chiara l’idea di cosa vuole fare dell’UE e soprattutto di cosa deve essere l’Europa.

Mentre tedeschi e francesi si sono sempre preoccupati di mandare in Europa funzionari preparati e pronti a ricoprire ruoli di primo piano, noi italiani abbiamo spesso inviato personaggi di secondo piano, attori e ballerine o, nel migliore dei casi, trombati alle elezioni nazionali che spesso e volentieri nemmeno si presentano alle sedute.

Poi di cosa ci lamentiamo…?

Dobbiamo avere la consapevolezza di dove vogliamo arrivare, se vogliamo l’Europa e quale, di che ruolo deve avere l’Italia, e in che modo accelerare il processo di unità politica dell’Europa.

Perché al contrario di chi, in maniera demagogica, ulula ai quattro venti di ‘uscire dall’Europa’, senza poi proporre alternative concrete e percorribili e senza nemmeno parlare di riforma dei Trattati, noi rivendichiamo con forza che serve un’unità politica dell’Europa e che questa si colleghi con la Russia e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, perseguendo la naturale proiezione geopolitica del vecchio continente e soprattutto dell’Italia.

L’Europa è e deve rimanere alternativa agli Usa che la vogliono invece complementare quando non subalterna ai loro disegni geopolitici e commerciali, prima attraverso una dottrina trilateralista che prevedeva la creazione di 3 blocchi geoeconomici tra loro integrati (Usa-Europa-Giappone), ed oggi, dopo alcune sbavature e schegge impazzite all’interno degli stessi processi, attraverso il sostegno al posizionamento dettato dal leit-motiv del momento: il ‘sovranismo’.

Successivamente all’avvento ed all’ascesa di nuovi attori quali la Russia, ma soprattutto la Cina, a paesi dell’Opec che iniziavano a commerciare petrolio contro euro invece che contro dollari; innanzi ad un’Unione Europea voluta ed ideata sì dai think-thank a stelle e strisce, ma che ha sempre più una connotazione franco-tedesca, con il predominio del capitalismo renano, in confitto con quello di matrice Wasp statunitense; le strategie degli Usa, abituati a giocare su più tavoli, hanno appunto iniziato a coltivare, coadiuvati dai suoi uomini di punta, le sedicenti forze sovraniste a livello europeo e non solo.

L’enciclopedia Treccani definisce il sovranismo quale “posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione”.

Per assurdo, un ritorno alla tutela della medesima sovranità nazionale che si era tentato, con successo, di disgregare e smantellare in funzione della realizzazione dell’Unione Europea; una sovranità che, vista nella accezione della singolarità di ogni Stato Nazionale e scevra di una visione comune di un’Europa unita politicamente, non potrebbe mai rappresentare uno stato di potenza alternativo agli Usa ed agli altri blocchi sul panorama mondiale.

Soprattutto in quanto nell’epoca attuale, i rapporti di forza vengono presi in considerazione solo ed esclusivamente in funzione  dei ‘grandi spazi’.

Tutto ciò che non avviene in questa direzione risulta strategico al ‘divide et impera’, insegnato dal politologo mondialista Zbigniew Brezinski, nella direzione degli interessi a stelle e strisce.

Di fronte alla sempre crescente necessità delle grandi integrazioni continentali, alla luce di questo disegno, è ovvio che gli Usa siano favorevoli alla frammentazione dei grandi spazi.

Non è un caso che a favorire l’illusione sovranista siano gli strateghi dell’imperialismo USA, che hanno individuato nel sovranismo, una variante aggiornata e moderna del piccolo nazionalismo, quasi uno sciovinismo di stampo ottocentesco, uno strumento volto a destabilizzare ulteriormente l’Europa; soprattutto preoccupati del caso tedesco, di una Germania che sul piano commerciale trova sempre più intesa con la Russia e con la Cina.

Ed ecco il ruolo del nuovo guru Steve Bannon e del suo The Movement , la cui centrale operativa in Europa ha sede a Bruxelles ed è diretta dall’avvocato Modrikamen, presidente della comunità israelitica liberale del Belgio.

Innanzi all’obiettivo di indebolire l’Europa attraverso questo disegno, facilitando così l’operato di Trump; ci chiediamo se i sedicenti sovranisti siano politicamente strabici o rispondano invece, anche inconsapevolmente, ad altri interessi…

Per esempio perché sul piano commerciale, innanzi alle sanzioni alla Russia che penalizzano fortemente i nostri esportatori, recentemente il governo giallo-verde rappresentato dai 5 Stelle e dalla Lega ha dato il proprio beneplacito all’UE quando si è trattato di proporre altri 6 mesi le sanzioni antirusse?

E mentre in Europa si blatera, la Cina pianifica una importante cooperazione in Africa, di cui oggi è il maggior partner commerciale.

Non abbiamo una politica di difesa comune, questa è ancora appaltata alle decisioni prese in ambito NATO che perseguono interessi atlantici e, più specificatamente statunitensi, che spesso e volentieri non coincidono; anzi divergono da quelli europei (vedi per esempio la guerra alla Serbia come alla Libia in primis…).

Non esiste una politica agroalimentare funzionale agli interessi europei, ma solo ed esclusivamente alle Imprese Multinazionali; assistiamo quasi quotidianamente all’operato di  Bruxelles che demonizza e massacra la nostra agricoltura e le nostre eccellenze. Roma raramente risponde, privilegiando il silenzio assoluto, dimenticando soprattutto che il settore primario (agricoltura-allevamento-pesca) è sinonimo di territorio e famiglia.

Le politiche monetarie che osservano maggiormente artificiosi parametri finanziari piuttosto che le concrete esigenze dell’economia reale, sono sempre affidate alla B.C.E., indipendente ed autonoma da qualunque ingerenza da parte di qualsiasi livello di istituzioni, siano nazionali o comunitarie.

Anche se qualche segnale inizia a farsi sentire, come quello che recentemente ha visto protagonista il ministro degli esteri tedesco Maas che ha chiesto la creazione di un nuovo sistema di pagamenti indipendente dagli Usa; la creazione di un Fondo Monetario europeo e la costruzione di un sistema Swift (rete di pagamenti) indipendente, auspicando anche ad un’Europa forte e sovrana in collaborazione con altri paesi europei.

Se abbiamo le idee chiare questo può essere un argomento di trattativa, un metodo per costruire, per acquisire peso politico all’interno della comunità europea, per accelerare il processo di unificazione dell’Europa.

Su queste premesse questo appoggio potrebbe servire se risulta strumentale ad un nostro obiettivo preciso; non a lotte economiche o a lotte di altro genere, ma nell’ottica di consolidare i rapporti, nell’interesse dell’Italia, sospinti dall’ambizione ed il coraggio di costruire un’Europa unita, nella salvaguardia sì delle singole specificità nazionali, ma di un blocco che possa rappresentare un’alternativa sullo scenario mondiale all’egemonia statunitense.

Un’Europa che non può e non deve essere rappresentata da Bruxelles e da Francoforte, ma incarnata dall’asse Roma, Berlino e Parigi, passando per Madrid ed Atene.

Verona, 27 settembre 2018

Manuel Negri – Responsabile linea politica