PROGETTO NAZIONALE VERONA ESPRIME SOLIDARIETÀ A LUCA CASTELLINI

Preso atto da un articolo del quotidiano L’Arena, pubblicato in data 21/01/2020 (“Castellini fuori dallo stadio. Dal Questore un altro Daspo”), dell’acuirsi dell’azione repressiva nei confronti del dirigente nazionale di Forza Nuova Luca Castellini, in relazione a dichiarazioni sul giocatore di calcio Mario Balotelli, Progetto Nazionale Verona esprime la propria solidarietà a Castellini.
Castellini ha scelto consapevolmente la strada politica di chi è disposto a pagare per le proprie idee e per poter esprimere il proprio pensiero (con tutte le ricadute negative a tutti i livelli della vita quotidiana), ma è paradossale che, nello specifico del caso, gli vengano mosse accuse per avere espresso quello che aveva dichiarato lo stesso Balotelli nel maggio del 2017 all’inviato del programma televisivo brasiliano Esporte Espetacular Tino Marco, il quale aveva incontrato il giocatore a casa del difensore brasiliano Dante, allora compagno di squadra di Mario al Nizza; nella lunga intervista rilasciata al giornalista carioca, infatti, Balotelli ad un certo punto afferma deciso: “Prima di essere italiano sono africano. Se fossi prima italiano, sarei bianco”. L’episodio fu riportato dal quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport (https://www.gazzetta.it/Calcio/Ligue-1/07-05-2017/balotelli-io-prima-africano-che-italiano-voglio-pallone-d-oro-200138937530.shtml?refresh_ce-cp), senza che alcuno si scandalizzasse.
Per restare in tema, aggiungiamo anche il fatto che non destarono particolare scalpore (forse abituati alla poca “correttezza politica” del personaggio) le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi (non certo un araldo del “razzismo”) che nel novembre dello scorso anno, ospite in collegamento esterno a Stasera Italia, il programma di Rete4 condotto da Barbara Palombelli, affermò: «Mario Balotelli ha la cittadinanza italiana, ma non è un italiano», aggiungendo poi che: «Si usa la parola “razzismo” per dire una cosa più complessa, e cioè che esistono le razze, che sono le identità. Per esempio, una donna orientale non può essere italiana nella sua tipologia genetica, può essere al massimo di cittadinanza italiana, e un nero la stessa cosa, non è che dobbiamo aver paura della parola», e ancora: «(…) la diversità non è una malattia. Io voglio essere diverso, non voglio essere uguale a un altro».
Castellini – come Sgarbi – ha espresso liberamente il proprio pensiero su un tema considerato tabù (senza peraltro commettere verso chicchessia alcun atto violento, sopruso, sopraffazione) e per questo lo si vorrebbe condannare, non si capisce bene in base a quale presunto crimine di discriminazione commesso, a meno che nella mente di alcuni guardiani del pensiero non alberghi la convinzione (questa sì biecamente “razzista”) che un uomo di origine africana (asiatica, araba o che altro) sia un essere inferiore da elevare al nostro rango “superiore” con la concessione della cittadinanza.
Chi si è sempre battuto contro le aberrazioni giuridiche portate dalle leggi che puniscono la libertà di pensiero e di espressione, chi ha già sperimentato – pur nella differenza di prassi, di merito, di percorsi, di contingenze temporali – la proscrizione, la gogna giudiziaria e mediatica, non può che testimoniare vicinanza a chi, come Castellini, rischia di pagare un conto salato alla dittatura del pensiero unico.
Luca Zampini
Coordinatore provinciale – Progetto Nazionale Verona