“REFUGEES NOT WELCOME”, È DAVVERO RAZZISMO?

La semplificazione nella comunicazione politica spesso si rende necessaria, anche se talvolta non risulta efficace o non rende onore alla complessità della realtà. Che questo però possa considerarsi un crimine pare esagerato.

Mi riferisco alla denuncia in cui è incappato un giovanissimo veronese, “pizzicato” nell’intento di appendere uno striscione (così almeno racconta la cronaca) recante la scritta “REFUGEES NOT WELCOME”. Caricare con le aggravanti della famigerata Legge Mancino (con cui molti tra coloro che fanno politica “a destra” si sono dovuti misurare, essendo la suddetta legge uno strumento ragionato per imbavagliare il dissenso più che per tutelare veramente figure e categorie “discriminate” o “discriminabili”) ha più il sapore di una intimidazione nei confronti di chi non accetta discutibilissimi e criticabilissimi fenomeni. Come quello dell’immigrazione di massa e dell’accoglienza coatta, per esempio… Connotare come gesto razzista la tentata esposizione del suddetto striscione è un approccio non meno semplificatorio della frase che campeggiava sullo striscione sequestrato; non meno semplificatorio (e qui anche vergognoso) della strumentalizzazione dei “profughi soccorritori” sui luoghi recentemente colpiti dal tragico terremoto: sceneggiatura indegna – che offende la nostra intelligenza – corredata con immagini evidentemente non veritiere dalle maggiori testate d’informazione, ed operazione che ha tutto il sapore dell’apologia del “buon immigrato” e dei “benefici” intrinsechi all’accoglienza! Non rende onore alla complessità della realtà e alla verità nemmeno la beatificazione dell’immigrato a prescindere (così come la sua demonizzazione, ovviamente); oppure il continuare a giocare con le parole per giustificare l’accoglienza (calata dall’alto, sulla testa degli italiani, ma guarda caso a spese dei lavoratori italiani…) dei presunti profughi dipinti, a seconda della bisogna, come gente che fugge da guerre e persecuzioni, dalla povertà, dalla fame, dal clima (“profughi”, “migranti economici”, “migranti climatici”…), anche se spesso la realtà e i dati (non quello che ci viene raccontato dagli imbonitori della cosiddetta “pubblica opinione”) ci presentano ben altra storia. Proprio la strategia mediatica immigrazionista è infarcita di semplificazioni, di banalità, di slogan, di demagogia, di propaganda. Dov’è allora il “razzismo” e nei confronti di chi? Non è che invece, tra i facitori di opinione, nei salotti buoni, nel mondo accademico, nelle istituzioni e in altri luoghi cosiddetti elitari vi è un fortissimo senso di avversione verso ciò che è popolare e ciò che è italiano? “Razzismo”, “discriminazione”, “odio”, “violenza”, “diritti”, etc. paiono sempre più generiche banalità, utili strumentalmente a chi ne può determinare il significato per i propri non sempre nobilissimi fini. In base alla Convenzione di Ginevra va riconosciuto lo status di “rifugiato” a chi ne ha veramente i requisiti, ma quanti uomini colpevoli di combattere dalla parte “sbagliata” e ritenuti nemici delle presunte “armate democratiche” furono spietatamente passati per le armi, appena catturati in azioni belliche durante la Seconda Guerra Mondiale, in spregio ad ogni “convenzione di Ginevra”? Stessa convenzione internazionale ma diversi diritti, anzi per alcuni negazione dei diritti più elementari. “FRONTIERE SICURE, FUTURO SICURO” questo è un altro sintetico messaggio scritto su di uno striscione recentemente esposto in segno di protesta sulla Porta di Brandeburgo, a Berlino, da una formazione politica identitaria tedesca. Ecco, noi non abbiamo bisogno di una immigrazione di massa, ma di frontiere sicure e quindi di un futuro sicuro per il nostro Paese (e per l’Europa), come hanno sottolineato gli attivisti tedeschi. Riprendo qui una recente dichiarazione del vice presidente di Progetto Nazionale, Luca Battista, che sottoscrivo pienamente e rilancio: «I vigliacchi son quelli apparentemente forti, sono coloro i quali possono nascondersi, confondere e manovrare l’opinione altrui, scaricando la propria pusillanimità sulle spalle dei “deboli”. Contro questo genere di “potenti”, di gente mossa da squallidi interessi, sarò sempre pronto a battermi, coi miei Uomini, a difesa dei “deboli” e – soprattutto – degli Onesti».

Luca Zampini – Coordinatore provinciale Verona