A LONIGO (VI) SI È PARLATO DI VIOLENZA DI GENERE

In evidenza interessante conferenza svoltasi sabato 3 maggio a Lonigo, in Provincia di Vicenza, sulla violenza di genere, grazie a relatori notevolmente preparati e competenti sul tema. Assente, per motivi di salute, Emma Stepan, già consigliere comunale a Vigevano (PV) la quale ha comunque inviato un personale contributo scritto, letto in apertura da Piero Puschiavo, presente in veste di moderatore. (Pubblichiamo il documento in fondo all’articolo insieme ad alcuni scatti della giornata)

Si inizia con i saluti e le presentazioni di rito, coadiuvati da un breve intervento da parte di Joe Formaggio, Consigliere Regionale del Veneto per Fratelli d’Italia e da Erica Ciman, Consigliere Comunale di Lonigo del Gruppo Fratelli d’Italia, prima firmataria assieme a Francesca Dovigo del Gruppo Lega, della Mozione presentata in Consiglio Comunale a Lonigo sulla sensibilizzazione del fenomeno e votata in forma unanime dall’intero Consiglio. (Qui sotto la mozione scaricabile in pdf)

Erica Ciman ha quindi ricordato che l’evento, organizzato dal centrodestra unito di Lonigo, unitamente ai rispettivi gruppi consigliari, vuole essere l’inizio di una serie di iniziative su questo tema che deve avere supporto dell’intera amministrazione e della comunità a prescindere dalle appartenenze politiche.

La parola quindi è passata a Fabrizio Fratus, noto sociologo e scrittore che da tempo si occupa di questo fenomeno. Molto interessante la sua analisi incentrata sulla figura del maschio, oggi troppo debole, incapace di reagire e di assumersi le responsabilità che gli competono. Un problema che affligge soprattutto gli adolescenti, impreparati ad affrontare i reali problemi della vita in quanto troppo possessivi e per certi versi egoisti, plasmati molto probabilmente da una società votata all’individualismo, vittime di uno scarso insegnamento del senso civico poiché circondati da troppa violenza veicolata in gran parte da giochi elettronici ed immagini video. Su questo problema Fratus chiama in causa la famiglia, che deve ritrovare la forza dell’insegnamento già purtroppo compromesso da alcuni, forse troppi, insegnanti non degni di questo incarico.

A seguire la toccante testimonianza di Dalal Nabih, una ragazza di origine marocchina che all’età di 12 anni è stata data in sposa ad un uomo di oltre 40anni. Una storia terribile di stupro e percosse che ha visto protagonista pure la madre di lei che, nel tentativo di salvarla da queste violenze, è stata uccisa dal proprio padre. Con un comprensibile nodo alla gola Dalal ha coraggiosamente saputo affrontare e narrare la sua esperienza, anche quando ha dovuto ripercorrere le fasi di questa tragica vicenda nei processi che si sono susseguiti per oltre 10 anni, prima di raggiungere la giusta condanna del padre all’ergastolo. Storie da brividi.

A conclusione l’intervento della Dottoressa Paola Radaelli, già Presidente dell’Unione Nazionale Vittime, Presidente di ASPERA, con la cui ha appena firmato un protocollo d’intesa per l’educazione alle relazioni nelle scuole con il Ministero dell’Istruzione ed infine amministratrice con l’incarico di Vice Sindaco nel Comune di Landriano in provincia di Pavia. Persona di gran carattere, da anni impegnata sul fronte delle violenze subite da molte donne, spesso abbandonate al proprio destino e troppo spesso dalla comunità ribadendo con decisione che questo grave problema non sia ricordato solamente il 25 novembre, ma ogni giorno dell’anno.

In questa direzione la Dottoressa Radaelli ha lanciato un appello affinché chiunque assista o percepisca un reale pericolo di violenza, come ad esempio il notare lividi da percosse su qualche ragazza, oppure il sentire urla o lamenti dalla porta accanto, di denunciare immediatamente alla minima avvisaglia, poiché non è possibile girarsi dall’altra parte di fronte a certe situazioni. Problemi quindi che riguardano l’intera società, per cui occorre principalmente intervenire a partire dall’educazione nelle scuole, tanto che la Dottoressa ha fornito piena disponibilità qualora ci fosse la possibilità di un incontro con istituti di ogni grado.

Davvero prezioso il lavoro di Paola Radaelli che con coraggio e determinazione, fondamentale in questo campo, nell’aiutare molte persone, cerca di creare i presupposti per limitare in tutti i modi l’increscioso aumento di questo brutale fenomeno.

Un ringraziamento per la presenza dell’Assessore del Comune di Lonigo, Andrea Castiello unitamente ad alcuni amministratori dei paesi limitrofi.

Progetto Nazionale Lonigo

Contributo di Emma Stepan Consigliere Comunale a Vigevano (PV)

Alcune etnie non hanno la nostra stessa sensibilità verso le donne”. Sarebbero queste le parole di Carlo Nordio a proposito dell’incremento di femminicidi nel nostro paese tanto che il Partito Democratico ha subito gridato al razzismo.

Ma il discorso di Nordio era più ampio. Il ministro della giustizia in realtà ha detto questo: «È illusorio che l’intervento penale, che già esiste e deve essere mantenuto per affermare l’autorità dello Stato, possa risolvere la situazione». E ancora: “Purtroppo – ha aggiunto – il legislatore e la magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell’assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne».

Un concetto molto diverso quindi quello espresso da Nordio ma comunque travisato da Pd e certa stampa perché spesso alle reali problematiche si preferiscono accuse stereotipate, utilissime per attaccare un avversario politico ma inutili a risolvere il problema. L’omicidio di genere è un crimine sempre più frequente che nasce in una società asfittica, da un humus di totale assenza di valori.
Il problema è complesso e si diversifica a seconda del corollario di fatti e persone da cui poi esplode l’atto criminoso. Alcune etnie considerano la donna in un certo modo per motivi culturali e religiosi. Pensiamo per esempio al caso di Samàn Abbas. Il desiderio della ragazza di vivere all’occidentale non trovava tolleranza alcuna nella volontà religiosa ed etica della famiglia, che sceglie di provocarne la morte.
Ecco quanto ci diceva Nordio ed è in questa sopraffazione di un fondamentalismo etico e religioso che troviamo una prima categoria di omicidi di genere. E poi ci sono gli omicidi di quegli uomini che, per dirla alla piddina, odiano le donne, dicono di amarle e le ammazzano. Credo questa sia la categoria di omicidio di donne più complessa e che non si riduca ad un mero odio ma che riguardi invece una problematica molto più ampia, fatta di soggetti sempre più incentrati su loro stessi, sempre più distaccati dalla realtà e privi quindi di una consapevolezza valoriale che li renda esseri umani degni di questo nome. Vediamo uomini che, quando va bene, confessano come automi omicidi brutali, di una crudeltà inaudita, senza battere ciglio. Apprendiamo notizie di stupri violentissimi perpetrati in antri di abbandono e degrado o alla luce del giorno.

Qualunque sia la causa scatenante, nella nostra società si muovono indisturbati dei mostri, perché la macchina giudiziaria non educa, né previene e chi come me fa parte di un’amministrazione comunale non può restare a guardare. A Vigevano, il nostro Sindaco Andrea Ceffa si è sempre dimostrato molto sensibile al tema della violenza di genere e nel nostro comune le iniziative non sono mancate. Abbiamo innanzitutto pensato di partire dai giovani. Ogni 25 novembre si tiene un momento commemorativo cui sono invitate le scuole e alcuni alunni maschi leggono i nomi di tutte le donne uccise per mano violenta. Si sa che per far breccia sui giovani però si deve parlare il loro linguaggio. Così abbiamo fatto realizzare da un artista locale un murales nei pressi di una scuola. Si tratta di un immenso volto di donna i cui occhi sono due specchi. Accanto la frase “Tu rifletti”. Visto che la zona non è tra le più ben frequentate della città, pensavamo che gli specchi non sarebbero durati molto e che presto qualcuno avrebbe rovinato il murales. Non è stato così. E ci piace pensare di aver lasciato un segno, anche solo l’aver ottenuto rispetto.

Si tengono inoltre momenti di confronto in carcere con gli assessori e associazioni antiviolenza. La sensibilità dell’amministrazione comunale ha portato alla realizzazione di una targa dedicata a Giovanna Reggiani, posta in un parco giochi.

Giovanna Reggiani era la moglie di un capitano di vascello della Marina Militare e il 30 ottobre del 2007 fu violentata e massacrata nei pressi di Tor di Quinto, fermata della Ferrovia Roma Nord. La donna stava rientrando a casa quando venne aggredita e trascinata in una baracca vicina al vecchio campo nomadi prima di essere abusata sessualmente e poi gettata in fin di vita in una scarpata limitrofa al borgo artigiano di Camposampiero. Seguirono ore di agonia, poi morì. Colpevole del crimine disumano un cittadino rumeno di 24 anni.
Due giorni dopo l’omicidio di Giovanna, fu approvato un decreto legge, il 181/2007, ovvero “Disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza”. Decreto mai convertito in legge, perché in contrasto con la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini comunitari sul territorio dell’Unione (Romania e Bulgaria avevano fatto ingresso nella Ue all’inizio del 2007). Vigevano è l’unica città a ricordare Giovanna Reggiani.
Come amministrazione cerchiamo di rimanere vigili e attenti verso il problema della violenza di genere ma finché si utilizzerà questa tematica per battaglie unicamente elettorali come spesso si vede sulle televisioni nazionali, qualsiasi azione perderà di efficacia e ci ritroveremo sempre in quel “troppo tardi” che ammala ancor più la nostra società. Grazie e buon proseguimento.  

Emma Stepan

Il sociologo e scrittore Fabrizio Fratus e Piero Puschiavo

Il Consigliere Regionale del Veneto di Fratelli d’Italia, Joe Formaggio

La Dottoressa Paola Radaelli e Dalal Nabih

Parte del pubblico