EMERGENZA CORONAVIRUS E CRISI SETTORE AGROALIMENTARE

L’interruzione globale delle filiere produttive causerà, con il tempo, l’aumento dei prezzi per molti beni di prima necessità, provocando inevitabilmente il lievitare del costo della vita; la quarantena globale sta innescando un effetto domino che travolgerà tutti in misura sempre più drammatica, non tanto le grandi imprese (tutelate dallo Stato), non tanto le élites, ma la fascia dei piccoli e medi: dipendenti, piccoli commercianti, liberi professionisti, giovani e precari che non possono contare su pingui depositi di denaro dai quale attingere.
In merito a questo i grandi speculatori hanno capito fin da subito su cosa puntare: finiti i pacchi di farina tra gli scaffali dei supermercati, le quotazioni del grano hanno cominciato velocemente a salire. Il prezzo internazionale del grano nell’ultima settimana di marzo ha fatto registrare un ulteriore aumento del 6% alla borsa merci di Chicago, con la Russia che ha deciso di limitare le esportazioni dopo che a fine marzo le quotazioni nel paese di Putin avevano raggiunto i 13.270 rubli per tonnellata, superando addirittura quello del petrolio degli Urali, che è sceso a 12.850 rubli per tonnellata.
È proprio la Russia, fino ad oggi maggior esportatore di grano al mondo, ad aver deciso per prima di trattenere il grano sufficiente al fabbisogno interno. Il Kazakistan, invece, ha completamente vietato l’export. L’Italia è prima in Europa e seconda nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta, ma dipende al 30% dall’import estero per soddisfare l’esportazione di pasta nel mondo, di cui ovviamente siamo leader. A seguito degli accordi CETA, l’importazione di grano dal Canada è aumentata del 260%. Gli agricoltori canadesi, come ormai è risaputo, non rispettano i nostri stessi standard di sicurezza alimentare, utilizzando l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale. In Italia infatti la maturazione del grano avviene grazie al nostro sole e, se nell’ultimo decennio è scomparso un campo di grano italiano su cinque, è soprattutto a causa del dumping canadese.
L’emergenza dell’agroalimentare non riguarda però solo il grano.
La filiera alimentare è un asset strategico e ora, nel pieno della crisi sanitaria causata del Coronavirus, se ne sta prendendo coscienza. Anche il latte italiano è a rischio. Si parla di sovrapproduzione, ma nel frattempo continuano ad arrivare ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero, invadendo l’Italia con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità. Nel frattempo, alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. I caseifici che continuano a importare cagliate estere contribuiscono, quindi, alla svalutazione del nostro latte. Si parla di 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca prodotti grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola, che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (D.o.p.). Stesso discorso vale per le salumerie italiane che, invece di privilegiare la carne di maiale nostrano, continuano a importare maiale straniero, specialmente per le cosce di prosciutto e di speck. Organizzazioni di categoria hanno stimato che l’anno scorso ne siano stati importati 56 milioni di pezzi. A marzo di quest’anno il prezzo del suino è sceso da € 1,599 a 1,452 €/Kg, con un calo netto del 10 per cento del valore (pari a 25 euro a capo) ed in questi giorni la tendenza risulta ancora al ribasso. I prezzi dei prodotti finali degli alimenti stanno aumentando di settimana in settimana e se non si interviene per tempo si rischia di non trovare più nulla.
In tale circostanza diventa fondamentale tutelare e prendere delle corrette misure relativamente al settore primario.
In questi giorni, a più riprese, arrivano disparati appelli relativamente all’allarme della mancanza di manodopera stagionale agricola provocata dal Coronavirus, che metterebbe a rischio la produzione alimentare.
Qualche giorno fa, Pietrangelo Buttafuoco, scriveva: “Restituiamo le braccia all’agricoltura: la terra ci salverà. La frutta deve essere colta, le capre o le mucche devono essere munte…marcisce la frutta non colta o, ancora peggio, rinsecchisce tra i rami”. Parole semplici, veritiere, frutto di logica e buon senso.
Alcune soluzioni per tentare di porre rimedio a questo problema che investe l’agricoltura, quantomeno per gli spunti forniti, potrebbero essere quelle proposte in questi giorni da Fratelli d’Italia:
– reintroduzione dei voucher
– utilizzo dei percettori del “reddito di cittadinanza” idonei
– autorizzazione degli spostamenti per la coltivazione dei terreni privati e di famiglia.
Strade completamente diverse da quella che propone il governo, ossia, regolarizzare gli immigrati irregolari.
Una via d’uscita, quella del partito a guida Giorgia Meloni, che fa ricorso a risposte domestiche nazionali.
Nell’attuale contesto di emergenza deve però essere considerato anche quanto sta accadendo in altri continenti, come ad esempio nel nord-Africa, non troppo lontano da noi.
Almeno 15mila detenuti sono a piede libero in Marocco, Algeria, Tunisia e Libia (dove in barba alla pandemia prosegue il conflitto) per l’emergenza Covid-19. Si tratta in gran parte di criminali condannati per reati di poco conto o che avevano già scontato gran parte della pena in carcere. Non va sottovalutato il rischio legato alla sicurezza e alla criminalità in Paesi dove la crisi economica potrebbe colpire più forte e causare una nuova ondata migratoria, che investirebbe sicuramente la nostra penisola.
L’attenzione verso questa minaccia non deve essere sottovaluta, non solo in questo periodo di emergenza – durante il quale hanno trovato il tempo di far uscire una bozza di decreto, firmato da 4 ministri- Trasporti, Esteri, Interni e Salute – che prevede di evitare l’arrivo di navi di soccorso straniere con i migranti per l’intero periodo dell’emergenza – ma anche nel lungo termine.

Mattia Lorenzetti
Progetto Nazionale Legnago