È SEMPRE COLPA DI ALTRI?

In questi giorni di crisi sanitaria – che con molta probabilità sarà a breve anche crisi sociale ed economica – in cui sempre più frequentemente il nemico sulla bocca di tanti (dei cosiddetti “sovranisti” in particolare) sembra non essere tanto la pandemia Covid-19, ma l’Ue, e la Germania in particolare, mi è tornato alla mente un vecchio numero del periodico di attualità culturali e metapolitiche DIORAMA LETTERARIO, diretto dal politologo prof. Marco Tarchi. Il titolo di quel numero della rivista poneva una domanda “È sempre colpa della Germania?”; era la primavera del 2012 e l’interrogativo posto nel titolo si riferiva ad un’altra grave crisi, quella economico-finanziaria scoppiata nel 2008 e causata dai mutui subprime statunitensi. Nel lungo articolo di apertura, Archimede Callaioli spiegava che in definitiva le responsabilità addossate all’Europa (per la sua insufficienza), ed in particolare alla Germania (per il suo rigore), erano il frutto di una precisa scelta strategica del governo statunitense per distogliere l’attenzione ed incolpare qualcun altro. In merito alle specifiche “colpe” della Germania il Callaioli mostra che di colpe in effetti non si trattava, essendovi invece in gioco la differenza e la competizione tra due modelli, quello cosiddetto “renano” e quello anglosassone.
Oggi, come scrivevo in apertura, è cambiata la causa scatenante la crisi, ma non quello che si vorrebbe far passare per “colpevole” o meglio come cattivo esempio e causa delle altrui sofferenze: la Germania (date comunque per assodate alcune gravi responsabilità dell’Unione Europea).
Questo ritornello delle colpe tedesche, preso atto che la Germania è incontestabilmente motore dell’Europa (e difficilmente potrebbe essere altrimenti), impone a mio avviso un altro quesito: cui prodest? A chi giova?
La mia domanda prescinde sia da questioni elettorali e di partito sia dalla struttura che va sotto il nome di Unione Europea. Da nazionalista la pongo nell’ottica dell’unico nazionalismo sensato oggi, nella fase storica che attraversiamo e viviamo, ed è il nazionalismo europeo, che non preclude, anzi, l’orgoglio e la consapevolezza della nostra storia, della nostra potenziale grandezza, del nostro ruolo e della nostra missione come Italia e come italiani. Lo stillicidio quotidiano di attacchi e polemiche (quasi sempre per delle bagatelle) tra noi, la Germania, la Francia, e altre nazioni d’Europa a chi porta beneficio in definitiva? Scava solchi laddove andrebbe invece coltivata la coesione politica, la solidarietà intraeuropea e la comunione di destino nell’epoca delle potenze continentali.
Curiosamente, chi dal campo “sovranista” continua ad attaccare la Germania, difficilmente lo sentirete apostrofare criticamente gli Stati Uniti o il Regno Unito, comunque non certo con lo stesso livore che contrassegna le critiche verso i tedeschi.
Sia chiaro, non sono qui a dire che la Germania, la Francia, e altri non siano criticabili nelle condotte dei loro uomini di governo, ma noi? Nulla da dire sui nostri, di governanti? Sui nostri errori, sulle nostre “furberie”, sulle nostre insufficienze, sulle nostre mancanze?
Mi limito a ricordare che – se qualcuno se lo fosse dimenticato o non se ne fosse accorto – il nostro suolo patrio è ancora costellato da basi militari di una potenza mondiale, che non è la Germania…
Ognuno tragga le proprie conclusioni.

Luca Zampini
Circolo di Verona
Progetto Nazionale


Qui ripropongo un ampio stralcio dell’articolo succitato, la cui lettura ritengo utile e stimolante, tenendo presente ovviamente che fu scritto otto anni fa. File in pdf.