Peppe Conte vien di notte…ma agli Italiani non porta doni e nemmeno buone notizie.
Durante l’ultima delle sue apparizioni notturne chiudeva le attività produttive non strettamente necessarie, per poi trincerarsi dietro i codici ATECO delle stesse e lasciare che restassero aperte quasi tutte, necessarie e non.
Nelle regole dell’arbitraggio calcistico il buon senso è la regola 18, una regola non scritta ma estremamente importante, perché fondamentale nei momenti di caos totale. È la regola 18 che fa sospendere una partita ingiocabile.
Giuseppe Conte non è stato in grado di esserci, laddove non sono state in grado di esserci le ordinanze regionali. Lo stratagemma dei codici ATECO è quanto di più irresoluto il governo potesse decidere, intriso di un falso pragmatismo che sconcerta.
Dietro l’urlo continuo e straziante delle ambulanze, non si arresta quel ciclo produttivo di aziende legate ad attività non strettamente necessarie, assolutamente assenti quando si tratta della tutela dei propri dipendenti ma così capaci di puntare i piedini fino ad ottenere che questo governo scellerato trovasse soluzioni invisibili, voltando ancora una volta le spalle a quei lavoratori che non possono godere del metro di distanza, delle mascherine, dello smart working e del buon senso dei loro principali. Tutto in nome di un codice ATECO.
Tra le attività non strettamente necessarie, sembra esserci anche quella dei parlamentari che si ritrovano solo al mercoledì, manco fossero la bocciofila.
“Il mondo ci guarda e saremo un modello per tutti “dice il Peppe Conte.
Un modello dove, nonostante i suoi proclami notturni, ognuno va per conto suo. Dove si annunciano decreti e si firmano poi decreti composti da allegati che annullano gli stessi. Il tutto e il suo contrario, farcito dalle mille discrepanze tra stato e regioni, a rimbalzarsi responsabilità come patate bollenti. Dove il minimo comune denominatore è ignorare i lavoratori da un punto di vista delle misure economiche, quelle della sicurezza e della salute. Morto un lavoratore se ne fa sicuramente un altro, visto il tasso di disoccupazione al 9,8%, il mondo ci guarda ammirato pare.
Saremo sicuramente un modello. Un modello da non seguire.
Emma Stepan
Responsabile provinciale di Pavia
Progetto Nazionale