VIA ONOREFICENZE E INTITOLAZIONI A TITO E AI FASCISTI

La scritta mussoliniana sul muro di una casa colonica

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il Progetto di legge statale n.29 – relatore il presidente dell’intergruppo Zaia-Lega, il leghista Roberto Villanova – che mira alla modifica delle leggi nazionali 1188/1927 “Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei” e 178/1951 “Istituzione dell’ordine al merito della repubblica italiana e disciplina del conferimento e dell’uso delle onorificenze”.

Il testo iniziale, nell’ottica del proponente, era inquadrato nell’ottica generale della ricorrenza del Giorno del Ricordo, che commemora le vittime dell’Esodo istriano e delle Foibe, e più nello specifico puntava alla rimozione di riconoscimenti al fu Maresciallo jugoslavo Josip Broz Tito; tra questi il cavalierato di Gran Croce assegnatogli nell’ottobre del 1969 (presidente della repubblica Giuseppe Saragat) oltre all’intitolazione di numerose vie e piazze.

In sede di votazione è stato accolto dal centro-destra – con qualche strascico polemico – un emendamento della correlatrice, la vice-capogruppo del Pd Vanessa Camani, che estende la fattispecie (responsabilità di crimini di aggressione e violazione del diritto internazionale e umanitario), e il divieto di intitolazione di strade, piazze e altri luoghi o edifici pubblici, a coloro che hanno ricoperto ruoli dirigenziali nel Pnf o rivestito cariche nella Repubblica Sociale Italiana. Un compromesso più o meno da mercato delle vacche (io ti do Tito se tu mi dai Mussolini…) che ancora una volta ha palesato, da parte della coalizione di centro-destra, la sostanziale “certificazione” (diretta o indiretta, voluta o inconsapevole, poco importa) della pretesa e presuntissima superiorità morale della sinistra.

Fortunatamente il voto ha registrato anche qualche flebile dissonanza e qualche rara eccezione, come quella del consigliere Joe Formaggio, unico ad aver tenuto il punto e ad aver votato contro l’emendamento targato dem; tra gli altri esponenti di FdI, i consiglieri Enoch Soranzo (capogruppo) e Lucas Pavanetto si sono astenuti, Daniele Polato e Tommaso Razzolini non hanno votato.

Non occorrono doti da superuomo o da luminare della cultura per capire che se si assecondano alla lettera le volontà della sinistra, nelle maglie di certe purghe ideologiche woke e della pratica della cancel culture ci finiscono tantissime eccellenze, a tutti i livelli, della storia italiana della prima parte del Novecento.

D’altronde, chi ha ben chiaro cosa è realisticamente lecito attendersi, nel bene o nel male, dalla eterogenea compagine governativa (che localmente guida anche il Veneto) non rimarrà sorpreso più di tanto.

Ora bisognerà fare i conti con l’iter burocratico della proposta di legge che parte dal Veneto in direzione Roma; l’ipotesi è che, alla luce dei precedenti, l’iniziativa legislativa regionale finisca a marcire in un cassetto.

Su certi spaccati umani vengono amaramente alla mente le parole che il padrino mafioso Mariano rivolge rispettosamente al capitano Bellodi, protagonista del celebre romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta”:

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi.

E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo.».

Ecco, uomini…cercasi disperatamente Uomini.

Nell’attesa che la prossima medaglia da rimuovere su cui la politica veneta si ritrovi a discutere, sia quella delle morti sul lavoro.

Luca Zampini

Progetto Nazionale

Circolo di Verona