PANE AL PANE VINO AL VINO

Ovvero chiamare le cose con il loro nome

Ha ragione da vendere Francesco Storace, che in questi giorni ha scritto su twitter:

Teppisti #comunisti (rpt. comunisti) contestano il ministro #Roccella E di qua c’è chi parla di “fascismo degli antifascisti”. Avete paura di chiamarli comunisti? E fate pure gli “intellettuali”…

Quando al Salone internazionale del libro di Torino i sinistrati manifestano tutta la loro innata arroganza ed intolleranza contro chi e contro ciò a cui vorrebbero negare il diritto di esistere, che siano Ministri, intellettuali o sigle sindacali, e da parte governativa si leva la replica di sapore pasoliniano – irricevibile per chi scrive – del «fascismo degli antifascisti», capisci che la tessera Anpi ad honorem la meritano davvero in tanti nel centrodestra (ai vertici e alla base) e che sulla strada del contrasto all’egemonia – non solo culturale – della sinistra il cammino è davvero lunghissimo, e tutto in salita.

D’altronde basta non confrontarsi mai col biennio rosso del primo ventennio del ‘900; basta negare gli orrori sui confini orientali italiani; basta cancellare le mattanze a seconda guerra mondiale conclusa; basta ignorare le responsabilità antifasciste degli anni di piombo; basta non voler vedere l’applicazione di metodiche militanti “scientifiche” (fisiche e verbali) da parte di certa sinistra. E allora cosa ti resta? Ovvio, la violenza cieca, insensata, indiscriminata, criminale dei fascisti. I capitoli della storia da non leggere, da non conoscere, te li sbianchettano loro, gli antifascisti. Hai voglia poi a raccontare che violenza ed intolleranza accompagnano da sempre anche la storia della sinistra. No meglio – per voi – restare dei poveracci, dei mendicanti, succubi dell’egemonia culturale del nemico. Repetita iuvant: del nemico! Sì, NEMICO, non mostro, non demonio, ma nemico.

Da un lato ti impediscono concretamente di esprimerti, anche se sei un autorevole esponente del governo, e dall’altra fanno le vittime, fantasticano di dittature, di epurazioni, di resistenze su Instagram, come Saviano. Trama nera trama nera (cantavano sagacemente gli Amici del Vento), viatico vincente per fare carriera. Ma se volessimo scomodare il vernacolare partenopeo si userebbe l’espressione «chiagni e fotti»,combinazione di opportunismo ed ipocrisia.

Ma torniamo all’egemonia, che è anche occupazione del “potere” (uso il virgolettato perché il potere è altrove, ma giusto per non allargare e complicare troppo il ragionamento…).

Tra poco, nel 2026 saranno 20 anni che la Presidenza della Repubblica è per “diritto divino” nelle mani del PD.

Chissà se il Manzoni che piace dalle parti della presidenza della repubblica italiana è lo stesso Manzoni che scrisse “Una d’arme, di lingua, d’altare, / di memorie, di sangue e di cor“. Mattarella e Manzoni si riferiscono alla stessa Italia? Boh…

Il coraggio. In molti hanno scritto che una delle cifre distintive della cosiddetta destra è il coraggio. Concordo (anche se, perdonatemi, nel termine destra mi ci riconosco pochino).

Voi però andate avanti col senso d’inferiorità, coi sensi di colpa, verso il sol dell’avvenire…quello del NEMICO.

Luca Zampini – 25 maggio 2023

Progetto Nazionale – Verona