Nel periodo del politicamente corretto, permetteteci una espressione dialettale: «se semo roti le bale», caro centrodestra.
Lo diciamo schiettamente oggi – evitando tanti arzigògoli del linguaggio politichese – ad una certa distanza dalle prossime amministrative di Verona.
In largo anticipo rispetto all’affermazione sciagurata del centrosinistra, appena circolarono le prime indiscrezione sulla figura di Damiano Tommasi quale possibile candidatura a Sindaco, ci dicemmo “questo ha il profilo adeguato per coalizzare determinati interessi e il minoritario centrosinistra veronese, e se dall’altra parte non trovano un’intesa, è la volta buona che consegniamo la città alla Sinistra”…
Nessun potere divinatorio o chissà quale preveggenza da parte nostra; bastava un minimo di buon senso, un po’ di psicologia e una conoscenza minima di numeri e dinamiche elettorali. Come poi è andata è sotto gli occhi di tutti, con le poco piacevoli ricadute del caso.
Oggi, a metà mandato dell’amministrazione Tommasi, la temperatura politica nel veronese si sta scaldando in vista delle regionali.
Alcune interviste di esponenti del centrodestra – e relative polemiche – parrebbero far trasparire che dopo questi due anni e mezzo, poco di sostanziale e concreto è cambiato in positivo nei rapporti locali tra alcune componenti e figure di un certo perimetro elettorale. Alimentare ulteriormente sfiducia e astensionismo tra gli elettori potenziali del centrodestra a chi giova? Serve un disegnino?”
Strategia, tatticismi, gioco al rialzo sui tavoli degli accordi elettorali e rapporti di forza ci sono sempre stati, ma agli occhi dell’elettore medio certi atteggiamenti risultano poco comprensibili.
Una classe politica, ora dirigente, cresciuta dentro e fuori Palazzo Barbieri, ha dimostrato di essere in grado di concretizzare le proprie aspirazioni con migliaia e migliaia di preferenze nelle varie elezioni regionali, nazionali ed europee, segnale chiaro di fiducia, e riconoscimento da parte anche di buona parte dei nostri concittadini delle vostre capacità ed impegno.
Non sta a noi indicarvi una taverna di un amico, una malga in Lessinia per trovare la quadra, ma esprimere il pensiero palese o latente di veronesi già stanchi e insoddisfatti delle scelte dell’attuale governo del Comune, questo sì.
Dalla progressiva chiusura del centro storico e le sue mortifere prospettive (con la sensibile penalizzazione di piccole e medie attività) all’insicurezza non “percepita ma reale dei quartieri e delle zone di degrado, dalla revisione del regolamento Agec alla “clausola antifascista” per accedere all’utilizzo di spazi pubblici, dall’immobilismo sulle scelte future delle società partecipate alle esasperanti condizioni della viabilità.
Caro centro destra veronese: ripartire dai quartieri, condividere un programma elettorale e una progettualità, superare le divisioni e gli egoismi, come si è fatto in passato, quando si è vinto.
Poi, chi sarà sarà…ma lo dovete a Verona!
Concedere un’altra chance a Tommasi, a Buffolo, a Ferrari, a Bertucco, a Benini, alla Zivelonghi, alla Rotta, alla La Paglia, alla Cugini, alla Atitsogbe, alla Verzè, ai Traguardi della Ztl, ai Paratodos (molto “paraculos”) con le loro occupazioni di “disobbedienza civile” con sponda amministrativa, agli sfregiatori della memoria di Nicola Pasetto e compagnia cantante, sarebbe inaccettabile.
Progetto Nazionale Verona – Segreteria provinciale
ERRARE È UMANO, PERSEVERARE È…DA IRRESPONSABILI – Progetto Nazionale Verona