BASTA CON GLI OSSEQUI E LE SCUSE

La “dittatura” tecno-sanitaria, impostasi in conseguenza di una sempre più strana pandemia, ha accentuato in forma ancora più aggressiva la dittatura del pensiero unico.
Il ruolo complice della sinistra in questo contesto di censure, esclusioni, sospensioni, silenzia-menti, è palese, evidente. Libertà condizionata dal politicamente corretto, questa in sostanza è.
Non è questione di lamentarsi da parte di chi conosce le forze in campo, di chi è predisposto e vuole comunque lottare.
C’è una aggravante, su cui non si può tacere. L’incapacità di contrastare, di contrattaccare, di rispondere per le rime dell’altra parte.
Timore reverenziale? Pavidità? Insipienza? Senso di inferiorità? Fifa di perdere chissà quale occasione per essere accettati, «inclusi», di far parte del «consesso civile», della «gente che conta», di una «destra moderna, responsabile, moderata»?
«Opposizione», si sente dire…
Le eccezioni sono davvero ridotte al lumicino.
I casi come i formati di pasta cosiddetti “fascisti” o «l’attentato alla democrazia!» evocato in seguito ad una strofa di una canzoncina del ventennio intonata dall’Assessore regionale Elena Donazzan di Fratelli d’Italia durante una trasmissione radiofonica, danno l’ennesima dimostrazione di come la “sinistra” sia prontissima a strumentalizzare qualsiasi questione a lei utile, mentre la “destra” sta a guardare, balbetta, si imbarazza, prende tempo, prende le distanze. Su questa vicenda Progetto Nazionale esprime la propria solidarietà all’Assessore Donazzan, anche se non non basta.
Esiste una grande differenza tra “destra” e “sinistra”, ma non mi riferisco qui tanto alla contrapposizione ideologica (sempre che a destra ne sopravviva ancora una, di “ideologia”), ma al modo con cui il mondo politico dei due schieramenti va ad approcciare diversamente simili questioni; il metodo con cui i due schieramenti affrontano le polemiche in generale.
La destra, sempre più tollerante, sottovaluta troppo i comportamenti dei sinistri: genuflessioni, arcobaleni, sessismo delle app o addirittura dei film cosiddetti cult degli anni ’70, etc., per non parlare delle polemiche su Omero; la destra subisce, in continuazione, l’arroganza, la tracotanza, la supponenza, l’autoreferenzialità, il moralismo peloso di una sinistra, essa sì, nel concreto, intollerante verso la cultura e la storia italiana in particolare, e verso l’identità in generale.
Un tempo a destra esisteva il coraggio; coraggio di reagire, di contrattaccare, di difendere le proprie posizioni senza se e senza ma; oggi è un continuo inseguire una giustificazione…nella “migliore” delle ipotesi si tratta di imbarazzate discolpe di carattere anagrafico.
Un esempio.
Come è possibile che una trasmissione che spesso butta tutto in caciara, come “La Zanzara” – che desta dubbi, non sulla furbizia, ma sul livello culturale di chi la conduce – , riesca a mettere alla gogna la maggior parte degli ospiti, soprattutto quelli “di destra”?
Un programma il cui format odora di imboscata, che poi ti espone ai colpi di quell’arma micidiale del fango mediatico soprattutto attraverso le reti sociali di oggi, che stanno facendo tabula rasa di ogni dibattito, di ogni confronto, di ogni idea.
È un’arma. Un’arma comunicativa, un’arma culturale nel senso ampio del termine, che la sinistra dimostra di saper maneggiare in maniera eccellente, anche se, come per tutte le armi, c’è anche il rischio che in futuro gli si possa magari rivolgere contro. Una possibilità al momento remota, con questa “destra”.
Un tempo, in guerra, chi conquistava le postazioni nemiche, sfruttava anche le armi conquistate, capovolgendo il fronte. Se un domani la destra riuscirà a ribaltare questa maledetta situazione politica, sarà poi in grado di riservare a tutti questi sciacalli quantomeno lo stesso trattamento? Se guardiamo alle occasioni perse (di cui ancora paghiamo le conseguenze) di un recente passato, c’è poco da campare allegre aspettative.
Ma se proprio vogliamo parlare di scuse, allora ci sarebbe da chiamare in causa il Governatore veneto Zaia: lui dovrebbe scusarsi con le partite IVA, con i lavoratori autonomi, vittime di discutibilissime scelte politiche regionali…
È tempo di dire basta, con clamoroso ritardo, alle scuse, ai riconoscimenti, agli ossequi al nemico, a partire da associazioni come ANPI et similia, sostenute da larga parte della faziosa informazione pubblica, foraggiate coi soldi dei contribuenti.

Piero Puschiavo
Progetto Nazionale