In vista delle imminenti elezioni politiche, che in ogni tornata mostrano spettacoli sempre più indecorosi, risulta molto difficile scegliere ciò che è giusto e utile per la nostra martoriata Nazione.
La cerchia di chi decide le candidature è sempre più ristretta, tanto che sono bastate poche ore dalla loro deposizione per far scattare i malumori, le minacce di esclusi che magari rappresentavano a malapena loro stessi, offese di ogni genere, scadenti spesso e volentieri sul personale, senza aver nulla di politico.
Segnale questo che la politica non è più espressione dei partiti, tanto meno dei contenuti, ma solamente dei segretari, veri e propri padri padroni di feudi sempre più pervasi dal nulla; ne decidono i programmi – se tali li possiamo definire – a volte senza un filo logico, spesso contradditori rispetto a chi e cosa dovrebbero rappresentare, ma soprattutto, quasi sempre senza alcuna consultazione interna partecipativa, progettuale; oramai immancabile la figura del sedicente “tecnico esterno”.
I congressi preelettorali hanno rappresentato di fatto dei festival del nulla, con nomine prestabilite, con la soppressione delle correnti, anch’esse non più espressione delle peculiarità di visioni all’interno dello stesso partito, ma claque di aspiranti arrivisti e dediti, come diceva il compianto Totò, “ad appoggiare il loro deretano sugli scranni della Camera e del Senato”, attenti a non dover spartire una torta sempre più misera.
Giovani, magari anagraficamente, ma già vecchi arnesi del sistema, a braccetto con vetusti arrugginiti senatori, e a “new entry” di inetti, daranno probabilmente vita ad un Governo che, se tutto va bene, sarà un pantano.
Sento di improvvisazioni, spesso frutto di visioni del tutto personali quando non del tutto in contrasto con i principi di fondo del partito di cui si fa parte; vedo comportamenti ambigui, rotture che dopo pochi giorni diventano magicamente alleanze, ed armoniose alleanze che alchemicamente si tramutano in nuove spaccature, sondaggi e vittorie già conclamate, nonché promesse per la stragrande maggioranza irrealizzabili, robe da far invidia ai migliori spot pubblicitari, come se si dovesse pubblicizzare le proprietà di uno yogurt con cui in comune, il prossimo governo, potrà avere solamente la scadenza a breve.
Un sistema elettorale che non è altro che il prodotto “gattopardesco” voluto da chi intendeva che nulla cambiasse: il cosiddetto rosatellum, che tutto sommato, non è dispiaciuto ai soliti capi partito, per garantirsi “il garantibile”.
Con questo sconclusionato e triste scenario diventa molto difficile fare delle valutazioni, perciò, personalmente, mi limito ad analizzare il passato attraverso il comportamento dei candidati più o meno noti, cercando di trarne le conclusioni più logiche e sensate.
Per serietà, comportamento e lealtà sceglierò Flavio Tosi, sebbene inserito in un contesto che non è il mio, lontano quindi politicamente dal sottoscritto e dalla associazione che rappresento. Ma qui sto parlando di singoli uomini, di uomini scomodi per chi intende difendere lo status quo, soggetti che non amano fare i servi sciocchi del segretario di turno del partito; figure che considero preferibili, perché dotate di intelligenza, di pragmatismo, di coraggio ma anche di buon senso, lontani dalle illusioni dettate dai facili entusiasmi, dalle “proposte politiche” che parlano solo alla pancia della gente, dalle promesse un tanto al chilo irrealizzabili.
Con l’avvento della cosiddetta seconda (o terza…?) repubblica (iniziale minuscola d’obbligo) i maggiori poli politici hanno mostrato d’essere rappresentati da inutili “yes man”, che hanno dato vita ad una specie ben protetta di dinosauri del Parlamento; Parlamento dove ormai troviamo a bivaccare gli stessi nomi dal 1983, chi ha già fatto 3 o 4 legislature, senza aver minimamente inciso e lasciato traccia alcuna se non quella della propria insipienza, ed oggi si presenta magari come “il nuovo che avanza”. Gente che contesta posizioni e scelte che in passato ha sostenuto (ad es. governi tecnici); senza dimenticare esempi di improponibili “novità”, come quelle di Alfano-Lorenzin, tanto per dire oggi “destra” e “sinistra”, che non hanno portato altro che ulteriore mediocrità e decadenza. Esistono ovviamente anche delle eccezioni, ma sono davvero, tristemente, poche.
Come rappresentante di una Associazione Politica che reputo libera, non mi sento di imporre indirizzi sul voto, che non siano quelli di scelte orientate dalla fiducia, dalla conoscenza, dalla concretezza di uomini meritevoli al di là e al di sopra delle sigle e delle simbologie, nella consapevolezza della aleatorietà degli odierni schieramenti, alleanze e alchimie politiche.
Questo, per me, è il vero voto utile!
Piero Puschiavo
Presidente Progetto Nazionale