Alla luce delle recenti polemiche sorte all’interno del partito Fratelli d’Italia e non solo, siamo a riproporre quanto ribadito, come sempre in tempi non sospetti, circa due anni fa.
Durante il periodo pre-elettorale dell’estate scorsa, Giorgia Meloni fu incalzata da vari esponenti del campo politico e culturale avverso perché togliesse la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia. Una polemica, questa, reiterata nel tempo, che verte su nostalgia, retaggi sgraditi, immagine storica e opportunismo, dicono…ma a Noi viene naturale pensare all’Identità invece che alla nostalgia.
Giorgio Almirante, a riguardo, ebbe a dire: “Si tratta del principio della vita che rifiuta di estinguersi al contatto di un ambiente che lo vorrebbe estinguere e che si conserva come la fiamma del MSI“.
La Fiamma è un significato simbolico, che viene da lontano travalicando il contingente, ed ha un legame spirituale col mondo del sacro.
Quella della fiamma è evidentemente una simbologia innata che molti hanno fatta propria nell’immaginario di riferimento; chi fa riferimento alla fiamma, gli dia pure il significato che crede, non è questo un nostro problema.
Per noi la fiamma non ha e non può avere solo una lettura “politica”; «la fiamma è all’interno», prima che altrove, ed ha un legame sacrale che rimanda al culto del fuoco delle genti indoeuropee, al mondo greco-romano, ma non solo (si pensi al legame simbolico con la luce, con la fiamma, coi ceri nella liturgia religiosa cristiana).
La fiamma ardeva a Delfi nel tempio di Apollo, a Roma nel tempio di Vesta, la fiamma del sepolcro ravennate di Dante, la fiamma eterna dell’Altare della Patria, per citare alcuni esempi illustri.
Fiamme erano le mostrine (a due punte) degli Arditi nella Grande Guerra, che a loro volta richiamano alla mente il sangue versato ed il sacrificio supremo, quindi un legame profondo, metafisico, super umano.
Nella nostra sintetica riflessione “grafico-simbolica” ci è venuto in soccorso un riferimento dannunziano, relativo ad un episodio che avevamo recentemente ricordato con una maglietta a tema in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri.
Quel «INCLUSA EST FLAMMA» che D’Annunzio volle indicare all’artista Adolfo De Carolis come motto per decorare – insieme a ghirlande e alle stelle dell’Orsa – tre umili sacchi di iuta colmi d’alloro (segno di gloria e di immortalità), portati da altrettanti aviatori della Squadra del Carnaro (uno di essi nel 1918 lo aveva accompagnato nel celebre Volo su Vienna) a Ravenna nel 1921, anno del sesto centenario dantesco, come personale omaggio del Vate al Sommo Poeta.
LA FIAMMA È DENTRO