2025: BUONI PROPOSITI TRA PIAGHE, INTRIGHI E “FORSE” SOVRANISMO

Per chi, come noi, è ancora sospinto da un briciolo di ottimismo, può guardare al nuovo anno con buoni propositi.
Sul piano politico abbiamo infatti potuto assistere a diversi tentativi di cambiamento, di inversione di rotta, quantomeno in controtendenza rispetto ai disastri e concreti danni provocati da condotte nefaste dei precedenti governi gialloverdi del fu “Giuseppi”, il sedicente moralizzatore che farebbe meglio a preoccuparsi del debito erariale della compagna con l’Agenzia delle Entrate oltre che alle spese elettorali in Sardegna costate un bel Todde.
La difficile manovra infatti, condizionata dalle voragini ereditate dal superbonus ai banchi a rotelle, non è tutto sommato da considerare negativamente visto la striminzita “coperta finanziaria” che volenti o nolenti lascia scoperto o la testa o i piedi. Certo, si poteva fare di più, ma bisogna pur sempre far quadrare i conti.
Va apprezzato principalmente, soprattutto perché fortemente voluto e significativo in quanto “strutturale” il taglio al cuneo fiscale, la tanto agognata revisione delle aliquote IRPEF, gli incentivi a favore delle famiglie e i Bonus bebè, nonché timide iniezioni di risorse, sempre condizionate da quanto a disposizione, su di una Sanità sempre più martoriata.
Sul fronte immigrazione occorre salutare positivamente una notevole riduzione degli sbarchi, supportata da numerosi respingimenti e rimpatri, sperando possano essere da contrasto a tutti quelli che lucrano sul mercato degli esseri umani, ONG in prima fila; in attesa di vedere riscontri concreti dalla tanto annunciata operazione dei Centri in Albania fortemente voluta e sostenuta da Giorgia Meloni in prima persona, ma fortemente ostacolata, fin dalla sua fase embrionale, da parte della solita magistratura, più sfacciatamente orientata a far politica piuttosto che attenersi alla sua funzione oggettiva.
Resta però il nodo sicurezza, anch’esso imbrigliato e condizionato dalla lunga manus e dalle maglie politicizzate di una rilevante branca della magistratura.
Un preoccupante fenomeno in crescita grazie alle quotidiane peripezie delle cosiddette “nuove generazioni di immigrati” particolarmente avverse all’integrazione ma propense alla criminalità, tutt’altro che micro. La “Milano da bere” ha potuto assistere alla notte di Capodanno in piazza Duomo, al coacervo sradicato di pseudo “multiculturalità” che ha spontaneamente rispecchiato l’esito scontato dell’immigrazionismo ideologico.
Nel resto dello stivale le aggressioni vedono questi “selvaggi” distinguersi tra i maggiori protagonisti: aggressioni ed accoltellamenti gratuiti ed insensati, scippi e sopraffazioni da logiche del branco sono in costante aumento e con essi il proliferare e la diffusione delle droghe, vecchie e nuove, in voga non solo tra i giovani in cerca di sballo, ma anche tra le fasce adulte e di mezza età, spesso incapaci di reagire alle difficoltà della società moderna; diffusione favorita anche dai bassi prezzi di acquisto di droghe sempre più pericolose per rapidità di dipendenza ed effetti devastanti irreversibili. Una piaga che non si sa, o non si vuole, combattere adeguatamente.
La famiglia, ultimo quadrato della civiltà, che un tempo poteva rappresentare l’elemento principale di tutela e di contrasto ai fenomeni degenerativi, è costantemente sotto attacco da parte delle nuove ideologie, Gender su tutte, la cui diffusione risulta sempre più attiva e pervasiva soprattutto nelle scuole primarie, ma in alcuni casi addirittura in età pediatrica, in molti casi supportata da finanziamenti pubblici stanziati, a nostro malincuore, anche da amministrazioni di centrodestra.
Sul piano energetico, come da copione, vanno purtroppo annunciati nuovi e significativi rincari di luce e gas previsti sin dall’inizio dell’anno, per l’opinione pubblica da additare al divieto dell’Ucraina di far transitare la materia prima russa diretta in Europa dai propri territori, ma operazione funzionale ad obbligarci ad acquisire gas liquefatto dagli Usa a costi nettamente superiori.
La crisi energetica in Europa investe soprattutto Italia e Germania, quest’ultima già in serie difficoltà per la profonda crisi del settore automobilistico, in gran parte dovuta a fallimentari e costosissimi progetti elettrici in nome del Green, condizionati da pressioni che dettavano le linee guida di indirizzo di una riconversione industriale sospinta solo da folli, scellerate e masochistiche posizioni ideologiche.
Innanzi ad alternative decisamente inadeguate per autonomia di strada, durata, ricarica dei veicoli, meglio rimanere al buon vecchio diesel, magari di tipo vegetale, anche se l’unica vera alternativa rimane un serio piano energetico che contempli l’opzione del nucleare civile di ultima generazione, sebbene inviso ai soliti sinistrati ambientalisti, accecati dall’alibi del presunto cambiamento climatico ma soprattutto dallo scintillio dei fiumi di denari elargiti da coloro dei quali risultano a libro paga.
Ma la vera battaglia rimane quella per capire se ancora riusciamo a manifestare un minimo di sussulto di dignità nazionale, parlare di sovranità è ancora troppo, pur in un contesto di alleanze che, condivisibili o meno, non devono mai trasformarsi e soprattutto mantenersi in sudditanze.
La vicenda Sala – Abedini darà indicazioni autentiche, anche se non esaustive; da una parte l’arresto di un imprenditore iraniano effettuato su richiesta delle autorità statunitensi, che hanno accusato Abedini, colpevole di aver fatto scalo in Italia verso Istanbul per non aver trovato un volo diretto e di aver fornito la tecnologia dei droni utilizzata in un attacco contro soldati americani; dall’altra una giornalista italiana in missione, figlia di un noto esponente di banche d’affari occidentali e di think tank a stelle e strisce colpevole, secondo Teheran, di aver violato le leggi della Repubblica Islamica che, come Stato sovrano detiene il diritto di applicare a propria tutela. In mezzo l’Italia che, come nell’epica scena del film western “Per qualche dollaro in più…” deve essere attenta nell’ascoltare il carezzevole suono del carillon…


Piero Puschiavo