TTIP: L’ASSALTO FINALE

In seguito al superamento del G.A.T.T. – General Agreement on Tariffs and Trade (Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio)

ed al fallimento del WTO – World Trade Organisation, organismo di controllo dell’economia internazionale creato in seno allo stesso GATT, nuove regole ‘globalizzate’ sono state elaborate nei pensatoi ‘mondialisti’, sempre più ligie al dettame della ‘transnazionalità’ e del ‘livellamento verso il basso’; il tutto improntato al pieno rispetto del profitto e delle armonie economico-finanziarie delle Imprese Multinazionali.Su quest’onda, è stato partorito il TTIP – Transatlantic Trade and Investment Partnership (Trattato Transatlantico per il Commercio e gli investimenti); un accordo commerciale di libero scambio, in corso di negoziato dal 2013 tra Unione Europea e Stati Uniti d’America.Secondo i promotori, che si guardan bene dal rendere completamente pubblico il contenuto del Trattato, “l’obiettivo è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie; ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie, appalti pubblici”.In parole povere dare il via libera allo sbarco sul mercato europeo di prodotti alimentari scadenti, a derivazione OGM, l’introduzione di farmaci rischiosi per la salute del paziente in quanto testati solamente per pochi mesi e non per anni come previsto invece dai protocolli comunitari, l’apertura alle gare di appalti pubblici per imprese statunitensi, con tutte le conseguenze che ne comporta in caso di mala esecuzione o contestazione dei lavori; il livellamento dell’occupazione, con un superamento della stessa legge Bolkestein, in quanto ammessa la libera circolazione dei lavoratori in tutti i paesi firmatari, con la conseguente perdita di tutela del lavoratore stesso (a proposito, dove sono Camusso e compagnia…).Attraverso quest’accordo, l’Europa intera si è ulteriormente svilita ed aperta senza alcuna possibilità di tutela, alla produzione ed al mercato americano; specificatamente, se consideriamo che Ue e Usa detengono circa la metà del Pil mondiale e 1/3 del commercio globale, possiamo tranquillamente affermare che si sta lasciando il tutto nelle mani delle Imprese Multinazionali.È palese che l’accordo comporterà una riduzione delle garanzie ed una mancanza di tutela dei diritti dei cittadini e per gli stessi governi nazionali, svuotati ormai di ogni potere decisionale, sarà sempre più difficile controllare i mercati.Per esempio, nel settore dell’agricoltura, si è passati dal sistema delle quote applicate all’intera produzione alimentare che già snaturava l’agricoltura per salvare i parametri della finanza, alla totale apertura di una produzione dove la divisa della scienza agroalimentare è rappresentata dalla trans-genetica.Con la liberalizzazione delle importazioni e l’eliminazione delle barriere doganali si tende ad un solo obiettivo, l’eliminazione della sovranità economica degli Stati.Inoltre, tra i contenuti del trattato di partnership commerciale ci sarà l’introduzione di un arbitrato internazionale (denominato ISDS-Investor-state dispute settlement) che permetterà alle imprese di intentare cause per «perdita di profitto» contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni che potenzialmente possano mettere in discussione le aspettative di profitto delle stesse imprese.Il problema è che le normative e le regolamentazioni applicate in seno a questi organismi sovranazionali, prevalgono su tutte le leggi nazionali e locali; con l’obiettivo oramai sempre più chiaro di proteggere a livello mondiale gli interessi delle Imprese Multinazionali.

Sulla pelle dei popoli.

Manuel Negri – Responsabile Linea Politica