PRESENTATO A VERONA “FIUME TRINCEA D’ITALIA”

Poco meno di 700 pagine – frutto di un quinquennio di lavoro di ricerca storica – con ampia appendice documentale, elenco sterminato di note integrative al testo ed altrettanto sterminato indice dei nomi, corposa bibliografia di riferimento, un sommario monumentale di capitoli che nulla trascurano dell’ante e del post impresa fiumana: questo, sinteticamente, è “FIUME TRINCEA D’ITALIA”, volume che analizza l’epopea fiumana indagando diciannovismo, questione adriatica, protesta nazionale e insurrezione fascista, presentato sabato 14 dicembre nella sala conferenze della Domus Scaligera. Dalla rivoluzionaria direzione mussoliniana de “L’Avanti!” (organo ufficiale del PSI), con le innate doti politiche del futuro Duce, alla soluzione della questione fiumana ad inizi del 1924, dopo un quinquennio di lotte e di tensioni: di carne al fuoco, il libro di Cappellari ne mette tanta davvero; probabilmente uno studio dell’epopea fiumana tra i più organici e completi, che non si lascia ammaliare da singoli aspetti seppur suggestivi di quella singolarissima avventura, snodo importantissimo per gli sviluppi della storia patria.
Di alcuni passaggi particolarmente significativi dell’impresa dannunziana – impossibile davvero affrontarli tutti nel poco tempo a disposizione – abbiamo quindi parlato col prof. Pietro Cappellari, un uomo che la ricerca storica la fa seriamente, a costo personale enorme in termini di difficoltà e di sacrifici, pagando sulla propria pelle per questo suo amor di verità esattamente come fece un pioniere della ricerca storica controcorrente, Marco Pirina, alla cui memoria è dedicato il libro; quel Marco Pirina che, con il suo impagabile ed infaticabile lavoro attraverso l’associazione Silentes Loquimur, cercò di restituire alla comunità nazionale le troppe pagine strappate dai libri di storia e negate dai gendarmi della memoria, un po’ come sta facendo Pietro Cappellari, a cui, da italiani, va tutta la nostra riconoscenza.
È una bella risposta, “Fiume trincea d’Italia” (anche se il testo non nasce con questo scopo), al poco nobile tentativo di “defascistizzare” Gabriele D’Annunzio che tanto sembra stare a cuore dalle parti del Vittoriale degli Italiani (A che pro? Per conto di chi?); operazione che fa a pugni non solo con le acquisizioni oggettive dell’indagine storica, ma anche con la semplice logica degli eventi. A meno che, per raccontare la storia non bastino i romanzi e le confessioni da sedute spiritiche…
Baltikum