NON SOTTOVALUTIAMO I PROBLEMI DI RSA, RSSA E CASE DI RIPOSO

Il giorno 27 marzo 2020 usciva il numero 39 del nostro foglio periodico di informazione politica, “La scintilla“, dal titolo “Regressione e collasso della sanità italianahttps://periodicolascintilla.webnode.it/ in cui venivano ricordati a grandi linee le modifiche e i ridimensionamenti della nostra sanità nazionale da fine anni sessanta ad oggi.
A quel numero de “La Scintilla” ci riallacciamo per parlare, oggi, della situazione che sta generalmente attanagliando le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), RSSA (Residenze Sociosanitarie Assistenziali per anziani) e le Case di Riposo di tutta Italia, in questo periodo di crisi da Covid-19.
Proprio questo virus ha messo in evidenza importanti lacune e innegabili mancanze, le quali hanno messo in ginocchio buona parte di queste strutture su tutto il suolo della nostra Penisola.
Ricordiamo che le sole RSA, siano esse pubbliche o convenzionate, presenti in tutte le regioni italiane e le due province autonome sono attualmente 3420.
Ma andiamo con ordine, partendo dalla nascita quantomeno formale di queste Residenze Sanitarie Assistenziali, la quale si può legare alla legge finanziaria del 1988 (art. 20 L 67/1988), che prevedeva tra le altre cose la realizzazione di 140.000 posti letto nelle RSA, in un piano decennale.
Da quella legge finanziaria altre ne sono seguite, negli anni, assieme a norme, decreti, linee guida e gruppi di lavoro atti a modificare l’organizzazione e la gestione di questi servizi sanitari residenziali extra-ospedalieri.
La definizione di queste Residenze Sanitarie Assistenziali secondo il D.P.R. 14/01/1997 è la seguente: «Le RSA sono presidi che offrono a soggetti non autosufficienti, anziani e non, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste, non curabili a domicilio, un livello medio di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, accompagnata da un livello “alto” di assistenza tutelare e alberghiera, modulate in base al modello assistenziale adottato dalle regioni e province autonome».
Tralasciando nei particolari quali siano i “requisiti minimi” perché un soggetto possa usufruire di queste strutture, importa sapere che nel caso di strutture pubbliche l’aggravio economico va ad influire sul bilancio della singola Regione, la quale di riflesso arriva sino al Comune di appartenenza.
Secondo il “Terzo Rapporto del Network Non Autosufficienza” si quantificava, nell’anno 2006, il costo medio mensile di una RSA in 2.951 euro così ripartiti: 1505 euro dalle ASL, 1375 euro dall’assistito e 71 euro dal Comune per un costo giornaliero medio di 97 euro.
Lo scenario dei bilanci ha variabili che dipendono da chi gestisce le Residenze, negli ultimi anni queste hanno visto l’arrivo e il potenziamento di multinazionali e di conseguenza un’amministrazione economica più vicina a logiche d’impresa e di profitto.
I dati sui costi, riportati, seppur risalenti a qualche anno fa danno un’idea di spesa economica che con il tempo non è di certo migliorata, complice anche i vari tagli subiti.
Tornando ai numeri attuali, prendendo come riferimento i dati dichiarati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) e cercando di snocciolarli dando loro una veloce lettura, circoscritta alle strutture di Residenza Sanitaria Assistenziale contattate al 14 aprile (3276) tramite questionario le quali in data 15 aprile 2020 hanno dato risposta (1082) viene dichiarato che il numero di residenti all’interno di queste strutture, in data primo febbraio, fosse 80131.
Il dato che più deve far riflettere è che 6773 di questi residenti sono deceduti dal primo febbraio alla data di compilazione del questionario (26 marzo – 14 aprile) e di questi ben 2724 (40,2%) erano positivi al Covid-19 o avevano sintomi simil-influenzali.
Le difficoltà principali riscontrate nel corso dell’epidemia sono state molteplici, dall’impossibilità dell’esecuzione del tampone, passando dalle assenze del personale, arrivando alla mancanza dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
Tutte problematiche che unite alla scarsa informazione e formazione dei dipendenti sanitari hanno portato a questa grave moria.
La poca incisività nell’arginare il problema in modo tempestivo da parte del Governo si è ripercossa anche in questo delicato contesto; non crediamo di dire un’eresia se lo compariamo ad un altro grave esempio di malasanità.
Ora come ora a pagare sono stati gli anziani residenti che soggiornavano nelle RSA, ma chi dirige quelle realtà colpite – fortunatamente non tutte le residenze hanno avuto decessi legati al Covid-19 – dovrà far ben presente queste gravi carenze e lo Stato dovrà assumersi la responsabilità di appurare tutto ciò che vi è da appurare cercando di evitare il più classico gioco della patata bollente.

Progetto Nazionale Cerea