L’ESEMPIO DI FRANCIA E GERMANIA

Strumenti che possiamo usare per non essere servili e accattoni

Recentemente, sull’ultimo numero del nostro periodico LA SCINTILLA (n.39, 27 marzo 2020) abbiamo accennato ai tagli effettuati negli ultimi decenni dai governi di ogni colore, misure che di volta in volta sono andate ad aggravare la condizione già precaria di quel poco che è rimasto dello stato sociale.
Ma al di là delle analisi, l’importante è cercare e possibilmente indicare soluzioni rapide e percorribili per il futuro.
Germania e Francia, grazie all’ausilio di enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi, stanno imboccando questa strada.
E in Italia?
Quello che stanno facendo oltralpe, nel rispetto dell’art. 123 del TUE, che consente agli Stati membri dell’Eurozona di dotarsi di una banca statale, e soprattutto di utilizzarla per finanziarsi presso la BCE agli stessi tassi che questa pratica alle banche private, è tranquillamente fattibile anche da noi.
Noi invece continuiamo – e questo è per noi vergognoso, svilente ed inaccettabile – a perseverare nella caricatura dell’italiano accattone, parassita, che pretende l’assistenza dagli altri, che pretende che siano altri a pagare le nostre inadeguatezze e le nostre colpe, che deve sempre scaricare le responsabilità su un capro espiatorio. Adesso lo facciamo addirittura invocando il M.E.S. o comunque ventilando il ricorso a strumenti finanziari a debito, senza peraltro presentare un benché minimo progetto di rilancio dell’economia! Debito che, non si capisce bene perché, dovrebbero pagare tutti. No, l’Italia e l’Italiano autentici nella storia si sono fatti rispettare dal mondo quando hanno mostrato di che pasta siamo fatti, basterebbe guardare alle nostre potenzialità, alle nostre eccellenze (e non ci riferiamo solo all’enogastronomia o alla moda…), basterebbe rileggere la storia (anche quella che hanno stravolto o addirittura cancellato dai libri di scuola). E quello che ci siamo guadagnati nella storia passata non era l’odierno “rispetto” di chi ci considera dei buffi e simpatici intrattenitori in un gigantesco villaggio vacanze, ché quello è altra cosa…
Abbiamo un grande istituto la cui maggioranza, oltre l’80%, è detenuta dal Ministero del Tesoro, la Cassa Depositi e Prestiti, senza dimenticare il Mediocredito Centrale.
La CDP ha la facoltà e tutti i requisiti per accedere alla liquidità della BCE e finanziare il mercato a tassi di interesse pressoché irrisori, senza passare dallo strozzinaggio del debito applicato dalle banche ordinarie.
E non stiamo parlando di “trovare” due o tre miliardi, come con l’IMU o attraverso qualche vile svendita – chiamata anche privatizzazione – di qualche gioiello pubblico, oppure tagliando in settori come la sanità (i cui effetti stiamo vedendo in questi giorni), o risparmiando sull’istruzione, abbandonando la realizzazione di nuove infrastrutture; ma invertendo la faziosa spirale di costanti ed esponenziali interessi sul debito pubblico che periodicamente drenano risorse al mercato per dirottarle al sistema bancario privato.
Più di 3mila miliardi è la somma che lo Stato italiano negli ultimi 30 anni ha dovuto sborsare per far fronte agli interessi passivi, soldi scippati a famiglie e imprese costrette invece ad una tassazione asfissiante, costantemente in aumento per soddisfare le fameliche imposizioni della cupola bancaria.
Abbiamo quindi gli strumenti, abbiamo le indicazioni corrette, manca solo la volontà politica.
Bisogna partire subito, fin da oggi, perché i frigoriferi si stanno pian piano vuotando, e domani potrebbe essere già troppo tardi.

Mattia Lorenzetti

Consigliere Comunale di Legnago (VR)
Responsabile Circolo di Legnago
Progetto Nazionale