ITALIA-UNGHERIA: “DITTATURE” A CONFRONTO

Cronaca di un decadimento (anche) logico.

Il Parlamento ungherese ha recentemente approvato il “Coronavirus Protection Act” con voto favorevole dei due terzi del Parlamento. Apriti cielo! Chi denuncia il “golpe”, chi l’avvento di “una dittatura travestita da democrazia”! Critiche feroci della solita canea della stampa, della fauna delle Ong, degli “esperti di diritti umani”; reazioni scomposte dei soliti moralisti progressisti un po’ ovunque negli Stati membri dell’Ue, fino ad arrivare al richiamo della Commissione europea; in Italia particolarmente degni di nota per imbecillità manifesta diversi esponenti del Pd (ma non solo loro, purtroppo).
Ma vediamola bene questa “dittatura” in salsa magiara.
Si tratta di una nuova legge che «estende lo stato di emergenza e autorizza il governo a prendere ulteriori misure straordinarie per proteggere la popolazione dalla diffusione del coronavirus», nata per consentire «al governo di adottare tutte le misure di emergenza necessarie per prevenire e rispondere all’epidemia umana di COVID-19».
Vediamo anche i presunti “poteri illimitati” del premier ungherese e leader di Fidesz, Victor Orbán (verso cui non nutro particolare simpatia o antipatia).
«Il governo può esercitare questi poteri straordinari solo per prevenire, curare, sradicare e porre rimedio agli effetti dannosi dell’epidemia» ma deve anche continuare a rispondere al parlamento; inoltre, alcuni “dettagli” che i novelli inquisitori non citano nelle loro accuse campate in aria, «durante uno stato di pericolo, l’applicazione della Legge fondamentale non può essere sospesa, il funzionamento della Corte costituzionale non può essere limitato e il governo non può limitare i diritti fondamentali».
Ora, chi scrive non è un grande appassionato di democrazia e costituzioni, però mi pare di rilevare che dalle parti di Budapest gli organi democratici rimangano in vigore, certo, con le limitazioni derivanti dallo stato di emergenza, non dissimilmente da quanto accade in altre nazioni europee.
La sfida al nemico invisibile Covid-19 è difficilissima in Ungheria tanto quanto altrove. Pare ovvio, ma in realtà non è così.
La cosa più paradossale (e tragicomica) però è che le critiche vengono da chi si riempie la bocca quotidianamente coi richiami all’unità di fronte al nemico comune, con gli inviti ad evitare le polemiche in questo grave momento; quegli stessi che di fronte al dramma incalzante di migliaia di famiglie europee hanno risposto con i tentennamenti, con le perdite di tempo, con le liti e le reciproche accuse, con prese di posizione irrispettose e comunicazioni schizofreniche!
Questi fenomeni da baraccone (perché questo è oggi in realtà la politica) screditano strumentalmente un premier di una nazione (da tempo ampiamente votato dalla sua gente, piaccia o non piaccia) per una legge che è passata attraverso il vaglio parlamentare, una discussione in Assemblea di due settimane, e la firma del presidente della Repubblica. Strana “dittatura” quella dell’Ungheria dove, nonostante questa tanto avversata (fuori dai confini magiari) nuova legge, permane l’obbligo che il Parlamento venga costantemente informato, con la Corte Costituzionale (simbolo del contrappeso giudiziario alle manovre politiche di qualunque leader, in qualità di organo che ha il compito di valutare la legittimità di ogni atto legislativo del governo compresi i decreti di emergenza), che continua ininterrottamente il proprio lavoro. Il Parlamento non è stato esautorato di alcuna funzione, e pur in periodo di emergenza non può essere sciolto neppure se in scadenza di mandato.
Credo che si faticherà oggi a trovare in Europa una nazione dove in difesa della salute pubblica e dell’ordine sociale non si sia scelta la via della quarantena generale, della privazione di diritti di libertà fondamentali e con metodi che in qualsiasi altro contesto sociale si sarebbero sicuramente definiti non troppo distanti da una svolta autoritaria. In tutti i Paesi i governanti hanno assunto di fatto pieni poteri, agendo con decretazione d’urgenza, evitando i passaggi parlamentari, evitando addirittura di informare le assemblee legislative, decidendo per l’invio delle forze armate nelle strade e per una svolta decisamente forte nel sistema giuridico, con l’inserimento di reati impensabili fino a poche settimane fa per qualsiasi Stato di matrice occidentale e liberale.
C’è qualche progressista che può negare questo?
Tutti i governi europei, a partire da quello italiano hanno assunto i pieni poteri e sospeso libertà costituzionali di fronte all’emergenza coronavirus.
Particolarmente curiose le critiche che si sono levate dall’Italia, in alcuni casi esternate da personaggi in cerca di pubblicità, di fronte al fatto che i poteri emergenziali ad Orbán sono stati conferiti dal Parlamento, mentre qui a Camere chiuse si è proceduto a colpi di Decreti d’urgenza; è in Italia, ricordiamolo, e non in Ungheria, che il Parlamento è stato convocato dopo (e non prima come chiesto da Orban) del varo dei Decreti, in seguito a vari appelli e alle proteste delle opposizioni.
Forse andrebbe evidenziato, come pochi hanno fatto (per esempio il giornalista Giampaolo Rossi), che La Costituzione ungherese prevede la promulgazione dello “stato di emergenza” (art. 53) in caso di guerra o di catastrofi naturali e industriali, ma non contempla le epidemie; queste sono comprese solo all’interno di una Legge del 2011 sulla “Gestione delle catastrofi” che al paragrafo 44/c definisce il caso di “epidemie umane e animali che generano malattie di massa”. È evidente quindi che le misure di emergenza anti-epidemiche non sono comprese nel rigido recinto della Costituzione ma solo in una legge aggiuntiva, e quindi ogni provvedimento preso, in teoria, esce fuori dal dettato costituzionale, pur rispettando la legge. Secondo la stessa Costituzione ungherese i decreti di emergenza hanno validità 15 giorni a meno che l’Assemblea nazionale (e non il Consiglio dei Ministri…) autorizzi il governo a prorogarli, come è avvenuto in pieno rispetto costituzionale.
Ritengo altrettanto giusto evidenziare quanto sostenuto da Csaba Tordai, uno dei maggiori costituzionalisti ungheresi: «Il rispetto della Costituzione non è fine a se stesso ma funzionale alla convivenza sociale e alla garanzia minima di sicurezza della vita e della proprietà».
Giustamente, alcuni giorni fa, il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha dichiarato: «(…) mi corre l’obbligo di segnalare che in Italia quasi tutti i poteri sono stati dati al governo con un decreto-legge che il governo ha deciso di interpretare in modo molto estensivo. Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto in Italia il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, ha sospese le elezioni e sono stati rinviati il referendum e le elezioni regionali e locali. A colpi di decreti del presidente del Consiglio è stata limitata la libertà individuale dei cittadini, parlamentari e magistrati compresi, così come quella di impresa e di commercio e sono state introdotte misure speciali in ogni ambito. Il tutto, nella maggior parte dei casi, è stato comunicato con diretta Facebook direttamente dalla pagina personale di Giuseppe Conte.» Eh già…
Quali colpe deve scontare il liberal-conservatore Victor Orbán e la stragrande maggioranza degli ungheresi che lo hanno reiteratamente eletto?

Luca Zampini
Circolo di Verona
Progetto Nazionale