QUALE SOVRANISMO?

Parlare oggi in termini di “sovranismo” senza uno sguardo prospettico ad ampio raggio – satellitare, monetario, finanziario, militare, geopolitico, etc. – ha davvero senso?

Lo ha, cioè, se si declina il tutto secondo coordinate e paradigmi del secolo scorso, propri del nazionalismo in chiave sciovinista?

La domanda è doverosa alla luce delle recenti dichiarazioni di Emmanuel Macron – poi rilanciate anche da Angela Merkel con sfumature differenti – che hanno (ri)lanciato l’ipotesi di un esercito europeo, facendo cosa non particolarmente gradita al sovranista d’oltre Oceano, Donald Trump.

Ci si intenda: stiamo parlando dell’ipotesi, della prospettiva, non di una valutazione sui soggetti che l’hanno veicolata (il presidente francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Angela Merkel, appunto).

La prospettiva, crediamo, non incontrerebbe entusiastica approvazione nemmeno nel nostro perimetro politico, per tutta una serie di considerazioni (una delle più buffe, quella del timore di doverci eventualmente confrontare con un nuovo strumento di repressione intraeuropeo, oppure di ulteriore subordinazione alla Nato).

Ma torniamo ad interrogarci. Ha senso ragionare, e spesso sproloquiare, di “sovranismo” (versus “globalizzazione”, “globalismo”, “mondializzazione” ed altre poco corrette declinazioni del Mondialismo) in una ottica castrata e castrante?

Per capirci. Spionaggio e controllo satellitare, operazioni finanziarie speculative in tempo reale e senza concreti ostacoli, rapporti di forza su scala macroregionale o continentale, solo per citare esempi (volutamente?) taciuti o non tenuti in debito conto: con cosa pensiamo di contrastarli? Quale alternativa pensiamo di proporre?

Non dovrebbe essere proprio delle avanguardie il timore di guardare oltre, nemmeno la paura di andare avanti.

Non si giudichi questo sintetico ed insufficiente spunto di riflessione come una mancanza di rispetto per gli Eroi e i Martiri della Grande Guerra e della Vittoria, di cui stiamo celebrando il Centenario, e alla cui memoria stiamo rendendo omaggio con svariate iniziative.

Già durante la Grande Guerra (civile europea) c’era chi guardava oltre, così come tra le 2 guerre mondiali, idem durante la Seconda Guerra Mondiale, e pure nell’immediato dopoguerra fino agli Anni di Piombo. Poi il nulla, o quasi.

A fronte di questo mezzo feto tecnocratico dell’Unione Europea – che non è Stato, non è Nazione delle patrie, non è Confederazione e tanto meno Impero mancando un asse verticale, una dimensione sacra – un’altra Europa è possibile, deve essere possibile!

E ci vuole un’altra Italia. Ma serve lavorare sulla realtà, sull’oggi, sul concreto.

Le affermazioni dei Macron e delle Merkel di turno, non potrebbero rappresentare lo spunto e l’occasione, per i cosiddetti “sovranisti” di casa nostra, di tentare di cavalcare la tigre anziché usare l’UE come capro espiatorio per ogni nequizia (ma spesso, in realtà, alibi delle proprie inadeguatezze) e come mera opportunità di consenso elettorale dal fiato corto?

Perché di esercito europeo dobbiamo sentir parlare la Merkel e Macron, ma non gli uomini di punta del cosiddetto “sovranismo” nostrano o di altre nazioni europee definite a guida “sovranista”?

Progetto Nazionale